Investimenti, Usa: i possibili scenari con Trump di nuovo al comando

Ormai da qualche anno, la politica degli Stati Uniti è andata sempre più polarizzandosi, creando una spaccatura tra repubblicani e democratici che non è mai così profonda e rendendo sempre più difficili gli accordi bipartisan. Per capire di cosa si parla, basta guardare ai conflitti che puntualmente si creano sulle variazioni del tetto alla spesa pubblica, che in passato venivano superati piuttosto agilmente e che in tempi più recenti, invece, hanno portato spesso a ridosso dello shutdown.

“Il prossimo anno, questa faglia potrebbe ingigantirsi ancora, dato che alle elezioni presidenziali potrebbe presentarsi per la terza volta uno dei personaggi che maggiormente hanno contribuito a crearla, ovvero l’ex presidente Donald Trump, il quale cercherà di ripetere un’impresa riuscita solo a Grover Cleveland: farsi eleggere in due occasioni non consecutive”, afferma Matthew Rodger, assistant economist di LGIM, che di seguito illustra nel dettaglio la view.

In realtà, è bene specificare che la nomina del Tycoon per il Partito Repubblicano non è ancora certa, come non lo è nemmeno quella di Joe Biden; tuttavia, le probabilità che nel 2024 si ripeta la sfida vista nel 2020 sono alte. Questo ha portato numerosi investitori a chiedersi, in primis, quali sono gli eventi che potrebbero favorire un ritorno al potere di Trump e, a seguire, quali sarebbero i punti principali di una sua nuova amministrazione.

Partendo dal primo punto, gli eventi che hanno seguito la sua sconfitta (in special modo la marcia sul Campidoglio del 6 gennaio 2021) e il fatto che la sua popolarità risulti ancora piuttosto bassa nei sondaggi nazionali, rendono difficile una sua vittoria; ma non impossibile. In particolare, sono tre i fattori su cui potrebbe fare leva per accrescere le sue chance.

Il primo è l’economia: è ormai opinione diffusa che gli Usa entreranno in recessione nel 2024 e che i consumatori potrebbero dover affrontare le difficoltà derivanti da questa e da un’inflazione ancora alta; Trump potrebbe quindi ricordare all’elettorato di come le prospettive di questi ultimi fossero migliori sotto la sua presidenza.

Il secondo riguarda l’età avanzata dell’attuale presidente, che ne ha zavorrato i consensi, come dimostrato da un recente sondaggio in cui tre quarti degli intervistati hanno affermato che Joe Biden non ha e non ha mai avuto la verve e l’energia adeguati a ricoprire il suo ruolo. Poco importa se Trump ha solo 4 anni in meno; solo il 47% lo ritiene troppo anziano; nei confronti di Biden, si raggiunge il 77%.

Il terzo e ultimo fattore è il sistema elettorale nazionale, dove i singoli stati hanno un peso fondamentale nell’elezione del presidente e che favorirebbe il repubblicano. Infatti, i democratici hanno la vittoria praticamente assicurata in roccaforti come la California o New York, ma gli avversari risultano in vantaggio in numerosi stati in bilico; ciò significa che il partito dell’asinello avrà bisogno di una grande fetta del voto nazionale per vincere.

Adesso, si supponga che Donald Trump riesca effettivamente a trionfare, diventando il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Che cosa ci si dovrebbe aspettare dalla sua amministrazione? Secondo noi di LGIM, il nuovo governo si concentrerebbe principalmente su tre punti. Il primo è il commercio, con la prosecuzione degli embarghi (contro la Cina e non solo) che hanno caratterizzato il suo primo mandato e con nuovi dazi e restrizioni mirate a garantire accordi favorevoli su altre aree chiave per la nazione, come il controllo dell’immigrazione o la spesa militare.

Il secondo è politica fiscale, che potrebbe diventare ancora più favorevole; basta pensare al taglio delle tasse del 2017 che potrebbe diventare permanente o ai sussidi per le imprese che devono competere con la concorrenza straniera. Sebbene queste misure potrebbero essere sovvenzionate con il taglio di importanti provvedimenti come l’IRA (Inflation Reduction Act), sembra che il 2024 porterà solo candidati invisi a chi predica il rigore fiscale.

Infine, Trump potrebbe voler rafforzare il potere decisionale dell’esecutivo, rendendo più semplice il licenziamento di funzionari ed accrescendo le competenze delle agenzie governative (come l’ufficio immigrazione) per far rispettare alcune leggi controverse.

Dal punto di vista degli investitori, un ritorno del Tycoon genera un mix di ricordi belli e brutti. Se da un lato i pacchetti fiscali emanati sotto la sua presidenza hanno generato solidi ricavi per l’azionario statunitense, dall’altro, il suo incessante commentare la politica estera e le azioni della Federal Reserve hanno creato un clima di volatilità persistente. Bisogna poi considerare che le circostanze in cui questa rielezione avverrebbe sono molto diverse rispetto a quelle del primo mandato: oggi, l’inflazione è in cima alle preoccupazioni della Fed e i mercati potrebbero reagire molto male a nuovi stimoli che impedirebbero a questa di convergere verso il target prefissato. L’ultimo aspetto essenziale da considerare è la guerra. Trump si ritroverebbe sicuramente a gestire il conflitto tra Russia e Ucraina, tra Israele e Hamas e le tensioni crescenti tra Cina e Taiwan, e il “trattamento Trump” messo in pratica nel primo mandato stavolta potrebbe portare più danni che benefici.

In conclusione, ad oggi Donald Trump sembra ancora piuttosto lontano dalla Casa Bianca, ma manca ancora quasi un anno alle elezioni e per ora non sono arrivati indizi dai voti espressi alle primarie. Pertanto, sono ancora moltissimi gli scenari che possono verificarsi e noi di LGIM, in qualità di investitori responsabili, non possiamo non scontare anche la rielezione dell’ex presidente tra le alternative, con tutto ciò che questa comporterebbe.

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