Possibile contrazione dei titoli di Stato ma il rally dei corporate dovrebbe proseguire

A cura di Pictet Am
In un contesto caratterizzato da rendimenti obbligazionari ai minimi storici, continuiamo a individuare una sacca di valore nel debito high yield europeo. Più in generale, manteniamo una certa cautela sul mercato fixed income. Ci aspettiamo un’inversione del trend discendente dei rendimenti nel quadro di un’accelerazione della crescita globale. Il referendum sulla Brexit di giugno ha portato a un ulteriore allentamento della politica monetaria globale: la BoE ha riavviato il programma di QE e tagliato i tassi, la BCE ha portato avanti una linea espansiva e la Fed ha trovato una ragione per rinviare ulteriormente l’inasprimento.
Il conseguente rally sui mercati del debito sovrano ha spinto circa un terzo delle obbligazioni dei Paesi avanzati in territorio negativo. Secondo le stime, a livello globale a metà agosto USD13.000 miliardi di bond scambiavano con rendimenti inferiori allo zero, fra cui circa la metà dei titoli di Stato dell’Eurozona e tre quarti di quelli giapponesi. Dato che i rendimenti dei bond scendono mentre il PIL nominale sale – un trend in controtendenza rispetto alla norma storica – nei prossimi mesi ci aspettiamo una correzione sul mercato del debito sovrano. Continuiamo pertanto a sottopesare le obbligazioni governative di Eurozona e Giappone (che non presentano valore in quasi nessuno degli scenari possibili), nonché quelle di Svizzera e Regno Unito, preferendo per contro i bond USA a fronte di rendimenti dei Treasury più elevati rispetto a gran parte degli altri mercati.
Tenuto conto del rischio di un aumento delle pressioni inflazionistiche dovuto alla solidità del mercato del lavoro statunitense, i TIPS USA (buoni del Tesoro protetti dall’inflazione) rappresentano una copertura interessante per un portafoglio globale. I TIPS sono inoltre sostenuti dalle speculazioni circa una revisione al rialzo del target di inflazione del 2% della Fed o dal possibile passaggio a un obiettivo di crescita del PIL nominale. Confermiamo un posizionamento neutrale sul debito emergente in valuta locale e in USD. Nei Paesi in via di sviluppo l’andamento di crescita e inflazione è incoraggiante, ma quest’anno entrambe le asset class sono andate molto bene grazie ai consistenti flussi in entrata; i rendimenti del debito in valuta locale si attestano attualmente ai minimi storici tra il 6% e il 7%.
Con l’aumento delle probabilità di un rialzo dei tassi USA in dicembre, le obbligazioni dei mercati emergenti saranno più vulnerabili a una correzione. Confermiamo la tesi di investimento che prevede la sovraesposizione ai titoli corporate high yield europei e statunitensi. Entrambe le asset class, infatti, offrono una buona protezione contro un possibile inasprimento dei tassi negli USA.
Nel frattempo l’impatto del programma di acquisto di obbligazioni corporate della BCE ha favorito il debito high yield, che dovrebbe anche essere sostenuto da buoni fondamentali (bassa inflazione e segni di un’accelerazione della crescita nell’Area Euro). Anche il mercato USA è interessante sebbene le probabilità di consistenti guadagni siano limitate. A nostro parere, i tassi di default impliciti tra gli emittenti di grado speculativo sono equi, mentre condizioni finanziarie sempre più restrittive per via di standard creditizi più severi indicano che il ciclo del credito dovrà affrontare maggiori difficoltà. In ambito valutario, continuiamo a sottopesare lo yen.
Riteniamo che la debolezza del PIL nominale spingerà la BoJ a varare nuove misure di stimolo, forse più estreme, che renderanno la divisa vulnerabile a una correzione tenuto conto che in base ai nostri parametri di valutazione lo yen si trova ai livelli più onerosi degli ultimi 15 anni. Per contro, la sterlina dovrebbe stabilizzarsi visto che i rischi post-Brexit per la crescita sono inferiori a quanto anticipato da noi e dal resto del mercato. Infine, continuiamo a detenere una posizione di sovrappeso sull’oro come copertura contro possibili turbolenze, in particolare in vista delle elezioni negli USA di quest’autunno.

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