Private equity a vele spiegate

Le tensioni geopolitiche a livello internazionale, l’instabilità politica italiana e la crescita economica al rilento. Nonostante un contesto di fondo non propriamente favorevole, il private equity italiano procede a vele spiegate.

Uno studio realizzato dallo studio legale Gatti Pavesi Bianchi in collaborazione con Unquote, dopo le 149 operazioni del 2018 (record per la Penisola), il primo semestre di quest’anno ha registrato 70 operazioni.

Un fattore determinante nell’incremento delle operazioni è rappresentato dal passaggio generazionale innescato dall’uscita di scena dei capostipiti delle grandi famiglie imprenditoriali che dopo la guerra hanno trasformato le loro aziende in vere e proprie dinastie commerciali.

“Il cambiamento demografico all’interno delle imprese familiari in Italia ha creato la necessità non solo di una nuova leadership, ma anche di investitori che possano aiutarle a proteggere i loro lasciti e a navigare nella globalizzazione e nella digitalizzazione”, commentato Gianni Martoglia, equity partner di Gatti Pavesi Bianchi. “La globalizzazione consente ai capi famiglia di diversificare le loro partecipazioni anche fuori dall’Italia come copertura in un periodo meno favorevole alle imprese nella politica del paese. In questo senso,  gli operatori di PE hanno dimostrato di essere partner ideali per soddisfare questi requisiti”.

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