Nuove tasse? No grazie

di Marcello Gualtieri

 

L’ipotesi di aumentare imposta di successione in modo da fornire a ciascun neo diciottenne una dote di 10mila euro lascia molto perplessi sotto molteplici aspetti. Innanzitutto i numeri: in media in Italia ogni anno si registrano circa 500mila neo maggiorenni per cui l’imposta di successione dovrebbe fornire un gettito di circa 5 miliardi a fronte dei circa 800 milioni attuali. Questo vuol dire moltiplicare il gettito attuale per 6-7 volte: incremento mai verificato nel passato.

 

Incertezza sulla base imponibile

Non si capisce poi su quale base imponibile debba essere calcolata questa imposta per creare tale gettito: se l’imposta deve essere del 20%, significa che per produrre un gettito di 5 miliardi dovrebbe essere applicata su una base imponibile di 25 miliardi annui. Non sono stati offerti i numeri che supportino l’ipotesi che ogni anno da parte dei cosiddetti super ricchi ci siano passaggi ereditari per un imponibile di tale ammontare e a me sembra che un simile gettito possa essere generato soltanto attraverso l’estensione della base imponibile considerando non solo i grandi patrimoni, ma anche quelli medi se non addirittura ai medio-piccoli. Ciò anche a prescindere dal fatto notorio che per i grandi patrimoni il passaggio generazionale viene organizzato con largo anticipo rispetto la successione. Sorvolo poi sull’applicazione di tale maxi aliquota ai titoli di Stato (oggi esenti), argomento la cui trattazione sarebbe molto lunga per giungere alla conclusione che sarebbe solo una partita di giro, priva di effetti sul gettito netto.

 

Attivare l’ascensore sociale

Al di là di questi aspetti meramente numerici ancora due considerazioni. La prima: ai giovani occorre garantire non una dote da spendere (che come tutte le doti finisce), ma l’opportunità di attivare l’ascensore sociale. Secondo: coloro i quali sostengono che l’imposta di successione in Italia è particolarmente bassa dimenticano che, per avere un senso, qualunque calcolo sulla pressione fiscale deve tenere presente il tax rate totale pagato e nel caso dell’Italia è il patrimonio che cade in successione è già stato abbondantemente tassato in vita.

Piuttosto che immaginare doti da spendere, se si vuole aiutare i giovani la considerazione di partenza deve essere che non ogni maggiorenne, ma addirittura ogni neonato nasce in Italia con un pro quota di debito pubblico (e non una dote) di 45mila euro. E’ qui che bisogna intervenire.

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