Controllore cercasi per i prospetti delle Ipo

di Marcello Gualtieri

A chi spetta il compito di verificare la veridicità e la qualità delle informazioni fornite dagli emittenti nei prospetti informativi che accompagnano il collocamento dei titoli presso il pubblico?

 

Precondizione di mercato

L’argomento appare immediatamente di straordinaria rilevanza perché la corretta informazione del mercato, degli investitori professionali e dei piccoli risparmiatori è la precondizione affinché possa esistere un mercato azionario borsistico degno di tale nome.

In Italia non si può certamente ritenere che esista un mercato borsistico brillante. Nel 2023 ci sono state 36 nuove quotazioni a Piazza Affari a fronte di 26 delisting: il maggior numero di Ipo presso l’Euronext Growth; il maggior numero di delisting presso il listino principale. I capitali raccolti ammontano appena a 1,5 miliardi per le Ipo e 620 milioni per gli aumenti di capitale, in totale meno di 2,2 miliardi, pari a 37 euro a testa per ogni italiano, dato ottimistico, perché una parte di questi capitali proviene sicuramente da disinvestimenti.

Una delle possibili ragioni della asfittica situazione del mercato borsistico in Italia può essere forse ritrovata esattamente nella risposta al quesito iniziale: chi controlla qualità e veridicità delle informazioni contenute nei prospetti?

La Cassazione è intervenuta di recente (sentenza n. 1653/2024) sul punto, stabilendo che, certamente, questo compito non spetta alla Consob e pertanto riformando in tal senso una sentenza della Corte d’appello che aveva ritenuto la Consob responsabile dei danni causati ad alcuni investitori, ricollegabili alla mancata veridicità dei dati offerti nel prospetto.

A questo punto, se alla Consob è riservato, purtroppo, il ruolo di mero controllore degli aspetti formali e quindi con esclusione di qualunque controllo sul merito delle informazioni fornite, non rimane che prendere atto di un grosso vuoto normativo. E questo ovviamente non può lasciare indifferente investitori e risparmiatori.

 

Una posizione discutibile

La sentenza della Cassazione lascia francamente sgomenti perché nei termini prospettati dai giudici della Suprema Corte, la Consob viene altresì svuotata anche di quel potere di moral suasion (o di dissuasione preventiva). Alla fine recependo il contenuto della Sentenza della Cassazione non si può altro che concludere che non esiste alcun soggetto indipendente, privo di conflitto di interessi, che in qualche modo  garantisca l’investitore con una valutazione oggettiva sui dati forniti.

Ovviamente rimangono inalterati i profili penalistici di eventuali informazioni errate o poco accurate, ma questo è un argomento che decisamente da un lato non interessa gli investitori, dall’altro equivale a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.

 

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