Raiffeisen Capital Management, inizio d’anno positivo per i mercati emergenti

Nella maggior parte dei casi, i mercati azionari e obbligazionari dei paesi emergenti possono vantare un eccezionale inizio d’anno. Parola dei gestori di Raiffeisen Capital Management, che nel loro consueto report mensile spiegano come ai buoni risultati abbiano contribuito – oltre ai fattori stagionali – anche il massiccio allentamento della politica monetaria della Bce a fine 2011 e le attese di nuove misure, simili per dimensioni a quanto avvenuto, per fine febbraio 2012.

Con queste azioni, osservano i gestori, la Bce è riuscita a influenzare positivamente, almeno per il momento, non solo il “sentiment” di mercato. Anche le aste dei titoli di stato italiani e spagnoli, che fino a poche settimane fa incombevano sui mercati come una spada di Damocle, hanno avuto relativamente successo grazie all’abbondante iniezione di liquidità da parte della Bce. Con sorpresa di molti, la banca centrale americana ha deciso di mantenere i tassi praticamente a zero fino al 2014. Le trattative sul rientro dal debito della Grecia, portate avanti da settimane senza evidenti progressi, non hanno avuto quasi nessuna influenza, nonostante siano un fattore negativo – così come il fatto che non ci siano tuttora all’orizzonte delle soluzioni nella crisi del debito nell’Eurozona.

Inoltre, verso la fine del mese i dati congiunturali, migliori delle attese, provenienti da Cina, Germania e Usa hanno messo le ali ai mercati. Nel mercato si sta facendo largo una certa convinzione che l’andamento del primo trimestre sarà positivo dal punto di vista della crescita economica e che solamente a partire dal secondo trimestre si potrà verificare un netto rallentamento. Il più ampio paniere dell’indice azionario S&P500 negli Usa ha fatto registrare addirittura il miglior gennaio da 15 anni. È difficile dire quanto durerà questo clima positivo. Almeno fino a fine febbraio non sembrano essere in vista grandi preoccupazioni. Anche le tensioni crescenti tra Iran da un lato e Israele e i suoi alleati occidentali dall’altro sono state, finora, ampiamente ignorate dai mercati. Solamente il prezzo del petrolio ne riceve un certo sostegno. Evidentemente, la maggioranza degli operatori parte dal presupposto che almeno fino alle elezioni presidenziali negli Usa ci si fermerà alle minacce di guerra senza conseguenze.

Ad ogni modo, la situazione relativa all’Iran nei prossimi mesi rimane un potenziale fattore di rischio per l’economia mondiale e i mercati finanziari. Nei mercati emergenti nel frattempo, così come nel mondo intero, continua l’indebolimento dell’economia – tuttavia, anche qui gli indicatori congiunturali segnalano ripetutamente una stabilizzazione almeno momentanea.

Di seguito l’analisi relativa ai principali Paesi emergenti

Cina
Gli ultimi dati congiunturali della Cina parlano di nuovo a favore di un “soft landing” dell’economia. Per i prossimi trimestri questo significa un’ulteriore contrazione della crescita verso un 7%, derivato soprattutto dai settori dell’immobiliare e delle esportazioni.

India 
Come era prevedibile, a fine gennaio la banca centrale indiana ha lasciato i tassi guida invariati. Ci sono state però allusioni relative a un passaggio dalla lotta all’inflazione al sostegno alla crescita. L’annuncio è stato accolto positivamente dai mercati, soprattutto quelli obbligazionari che nei prossimi mesi potrebbero trarre notevole profitto da tagli di tassi e attese inflazionistiche al ribasso.

Turchia
Il tasso d’inflazione in Turchia ha sorpreso negativamente anche a dicembre, portando la media 2011 intorno al 10,4%. La banca centrale ha infatti dovuto rivedere verso l’alto le proprie stime. Il tallone d’Achille più grande rimane l’ingente disavanzo delle partite correnti che attualmente ammonta a circa il 10% del PIL – una percentuale non sostenibile nel lungo periodo.  Le obbligazioni turche all’inizio dell’anno hanno tuttavia fatto registrare forti guadagni, così come la lira turca svalutata massicciamente nel 2011.

 

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