Hedge – Sano come un pesce

L’industria dell’hedge fund gode di buona salute. Nel trimestre che sta per chiudersi, infatti, i principali mercati azionari hanno vissuto un forte rialzo, merito del rally primaverile e delle performance di agosto, che hanno fatto registrare forti guadagni dei maggiori indici azionari e obbligazionari.
I livelli dei prezzi e degli spread sono tornati al periodo pre-crollo Lehman, e i fondi hedge non sono rimasti indietro.
Nonostante le posizioni di prudenza mantenute da molti gestori long/short equità, a causa dei brutti ricordi delle difficoltà del 2008, molte altre strategie hanno invece realizzato performance record degli ultimi dieci anni.

Migliore performer si è rivelata la strategia Convertible Arbitrage con un rialzo del 33,22% dell’indice HFRX a fine agosto, ma anche le Relative Value strategies sono salite del 26,48%, traendo vantaggio dal ritorno alla normalità delle condizioni di liquidità.
Sul fronte delle strategie long/short invece la dispersione dei ritorni è stata più marcata, anche a causa della maggior presenza nei portafogli di esposizioni ai mercati emergenti.
Le Merger Arbitrage strategies hanno sfruttato spread tornati interessanti dopo la diminuzione della concorrenza dei trading floors delle banche d’affari, facendo registrare un incremento di quasi 25 punti percentuali in agosto.

La strategia che invece più ha risentito del periodo è stata la CTA/Global Macro, che è in perdita di 8,76 punti percentuali, a causa della progressiva diminuzione di volatilità.

In ogni caso la rinnovata stabilità dei mercati ha consentito di tirare il fiato, archiviare i danni del 2008 per cominciare a pensare al futuro.
Gli hedge fund hanno sofferto una sorta di “crisi d’identità” che comunque ha sortito l’effetto di operare una specie di “selezione darwiniana”, che ha fatto sparire alcuni fondi hedge consentendo a quelli più solidi e meglio strutturati di uscire rafforzati dal periodo.
In realtà il cosiddetto “attrition rate”, ovvero il tasso di sopravvivenza, è rimasto abbastanza alto, perché sono 376 i fondi chiusi secondo lo studio condotto da Hedge Fund Research, mentre sarebbero 778 quelli rimasti attivi.
Questo dato è significativo se si pensa alle stime pessimistiche diffuse lo scorso anno che parlavano della chiusura di circa la metà dei fondi esistenti.

Nel primo trimestre del 2009 inoltre sono nati circa 150 fondi nuovi e con questo si potrebbe dire che la crisi ha fatto bene al mondo dell’hedge fund, concentrando l’offerta ai migliori sulla piazza, con una domanda più esigente da parte degli investitori in termini di trasparenza, spesso ridimensionando quei fondi un po’ troppo blasonati.

Ora si spera che tutti i progressi non siano vanificati dagli eccessi che potrebbero ricondurre il settore al livello pre-crisi, con una domanda talmente forte che chiunque era in grado di raccogliere asset senza una struttura organizzativa alle spalle.
A quanto pare la maggior parte dei gestori hedge sembra aver invece mantenuto un’impostazione prudente, in coerenza con le incertezze del mercato macroeconomico che i recenti segnali positivi non hanno dissipato.

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