Voluntary disclosure, parte il conto alla rovescia: nove mesi per regolarizzarsi

DISCLOSURE AL VIA, ECCO COME FUNZIONA – È ufficiale: con il passaggio dal 2014 al 2015 è partito il conto alla rovescia per l’operazione voluntary disclosure. Sono in vigore da giovedì primo gennaio, infatti, le norme sulla voluntary disclosure (legge 186/2014) e l’autoriciclaggio. Come ricorda Il Sole 24 Ore, per accedere alla disclosure il contribuente dovrà esibire tutti i dettagli relativi agli investimenti e alle attività di natura finanziaria detenuti all’estero (o in Italia, nell’ipotesi di disclosure domestica). Opportunità offerta fino al 30 settembre e che è legata anche al varo dei modelli e delle istruzioni dell’Agenzia delle Entrate, atteso entro la fine di gennaio. La documentazione diventa indispensabile per individuare il costo dell’operazione, da discutere poi con gli uffici dell’Agenzia. Questo costo varia, anche di molto, a seconda delle situazioni. In generale, è favorito chi deve regolarizzare capitali che si trovano in paesi non presenti nella black list. Poi ci sono le imposte e le sanzioni, per quanto ridotte. La forbice, insomma, può andare dal 4 al 90% del capitale.

ATTENZIONE ALL’AUTORICICLAGGIO
– Attenzione anche al tema dell’autoriclaggio. Il reato scatta nel momento in cui vengono reimpiegati (non per uso personale) o movimentati i proventi di un reato presupposto che in un gran numero di casi sarà quello di evasione fiscale. Quindi anche a distanza di molti anni da quella frode che ha consentito la formazione di una provvista illecita. E dal momento di quell’uso o movimentazione decorre il tempo della prescrizione. Si apre, quindi, la possibilità che il reato scatti a fronte di fatti lontanissimi nel tempo, a condizione che ci sia identità tra chi ha commesso la frode e chi autoricicla (quindi un erede che abbia la disponibilità di quei beni potrà riciclare ma non “autoriciclare”).

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