A cura di P. Rosenstreich, Head of Market Strategist e V. F. Mivelaz, analista, di Swissquote
Solitamente, le valutazioni delle principali monete dovrebbero essere correlate ai rispettivi rendimenti, anche se recentemente non è proprio così. La maggiorparte delle divise appartenenti al gruppo G10 si trovano infatti significativamente al di sopra di quanto il differenziale di rendimento potrebbe suggerire. I commenti rialzisti rilasciati la scorsa settimana da alcuni membri della Bce hanno guidato l’Euro/dollaro sopra 1,20, ovvero il livello più elevato da quando la banca centrale ha iniziato il Quantitative Easing.
A nostro parere, i mercati non stanno prendendo nella giusta considerazione l’impegno della Fed di anticipare l’inflazione. Infatti, quello che ci attendiamo è che non appena i prezzi al consumo ripartiranno (secondo noi più rapidamente delle stime), le correlazioni sui tassi di interesse ritorneranno dove dovrebbero essere generando un rally del biglietto verde contro Yen, Euro e Franco svizzero. D’altra parte, abbiamo già preso nota di come le incertezze sulla coalizione di governo tedesca e le politiche monetarie della Bce abbiano fatto sussultare l’andamento della moneta unica la scorsa settimana, sebbene all’interno di un movimento che è poi rientrato: l’accordo in Germania e la pubblicazione di dati economici robusti hanno infatti spinto l’Eurodollaro alla soglia di 1,22. I mercati Usa continuano a viaggiare sui massimi, l’inflazione si sta finalmente rivitalizzando e le indiscrezioni riguardo al fatto che la Cina abbia in animo di bloccare gli acquisti di Treasury sembrano completamente infondate.