Bce, via alle exit strategy

Si attende per domani l’annuncio da parte della Banca Centrale Europea dell’inizio dei primi passi per assorbire lentamente una parte di quelle centinaia di miliardi di euro iniettate nel sistema bancario dal culmine della crisi, in rispetto del programma di prestiti straordinari che aveva l’obiettivo di contenere il collasso della fiducia nel mercato del credito.

Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet ha infatti recentemente dichiarato che i prestiti a basso costo concessi dalle banche centrali possono essere solo temporanei, e ha avvisato i creditori europei che dovrebbero evitare di aggiungere ulteriori sottoscrizioni oltre a quelle degli istituti centrali. (Vedi articolo Trichet bacchetta le banche)

Con l’inflazione ancora bassa i banchieri centrali dovranno cominciare a porre termine alle manovre di iniezione di stimoli economici, per via delle preoccupazioni riguardo la durata della ripresa e la forza della moneta europea.
La Bce comunque si muoverà con cautela in questa fase di ritiro delle misure di supporto straordinarie al sistema bancario, nel caso in cui il mercato finanziario dovesse interpretare questo movimento come precursore della crescita dei tassi d’interesse. Questa aspettativa potrebbe infatti condurre ad un ulteriore rialzo dell’euro rispetto al dollaro, specialmente perché la Federal Reserve ha già dato diversi segnali di voler perseguire un’imminente politica di restringimento.
La preoccupazione è che un euro così forte possa ostacolare la ripresa europea, rendendo più costose le esportazioni.

Il presidente Trichet ha recentemente sottolineato l’importanza per l’economia mondiale di un dollaro forte. Le banche hanno preso in prestito circa 500 miliardi di euro nel corso degli ultimi due anni, e la Bce vuole limitare la domanda di credito in dicembre, così da lasciare che le banche siano indipendenti dalle misure di sostegno.

Nel frattempo l’economia del Regno Unito continua a dibattersi nel tentativo di uscire dalla recessione (vedi articolo Morgan Stanley, nel 2010 l’UK sarà caput).
La manifattura britannica ha subito uno scivolone in novembre, mentre il settore dell’Eurozona si è espanso nel corso dello stesso periodo.
Il primo ministro Gordon Brown, che dovrà affrontare le elezioni generali a giugno, ha cominciato ad intensificare la pressione politica sull’economia britannica che ha continuato a contrarsi nel corso del terzo trimestre, al contrario delle altre grandi economie europee come la Francia e la Germania che hanno iniziato a crescere già nel corso del secondo quarter.
 

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