Un modello anti-crisi

Per quanto riguarda il nostro sistema bancario va riconosciuto che è riuscito a porre in essere – soprattutto nel periodo di più acuta “infezione” della finanza sugli strumenti di credito – un’azione responsabile per sovvenire l’economia nazionale nel suo complesso.
Purtuttavia, all’interno del settore, il comparto che più di altri ha dimostrato un impegno proattivo straordinario è stato il Credito Popolare.
Va subito aggiunto che il grado di tenuta, nonché la capacità di intercettare le nuove aspettative della propria clientela – essenzialmente PMI e famiglie – ha esaltato proprio nel periodo più complesso e pesante della crisi, il vero “know how” di questa tipologia di banche.
Il “marchio” del modello del Credito Popolare è, infatti, una forte e diffusa presenza sul territorio, la matrice cooperativa, dove la generalità dei soci sono espressione proprio delle categorie considerate “più a rischio” delle grandi banche Spa. L’evidenza empirica della “performance” delle Banche Popolari è del tutto evidente alla luce dei risultati contenuti nel Bilancio Sociale del Credito Popolare 2009. Si tratta, come è noto, di una rilevazione che viene curata da alcuni anni dall’Associazione di Categoria, che “assembla” tutto il materiale documentale che proviene dalle Banche Popolari Associate, le quali, accanto alle tradizionali risultanze di esercizio, redigono anche  un proprio “Bilancio Sociale”.
Ebbene, l’ultimo documento di questa specie evidenzia che il comparto nella sua interezza ha registrato nel 2008 flussi netti di nuovi affidamenti concessi che hanno sfiorato i 120 miliardi di euro. Valori in linea con i periodi immediatamente precedenti la crisi, che confermano l’esigua incidenza di fenomeni di “credit crunch” ascrivibili direttamente a questa tipologia di banche.
Significativi risultano, in particolare, gli affidamenti alle famiglie: che rappresentano il 30% del portafoglio complessivo, per i quali si sono registrati incrementi costantemente positivi.
Di rilievo, infine, l’aumento del numero dei soci delle Banche Popolari, attestatosi a fine 2008 a circa un milione 16 mila unità (+13%).
L’esame della clientela delle Banche Popolari, anch’essa in netto aumento (circa 300.000 unità nel 2008), mette chiaramente in risalto l’importanza delle piccole e medie imprese: dall’analisi dei finanziamenti suddivisi per settori di attività economica e per classi di grandezza del fido accordato emerge come il 69,5% dei prestiti concessi sia rivolto a soggetti economici di dimensione contenuta come le PMI e le famiglie, in netta controtendenza rispetto a quanto avviene per il resto del sistema dove la percentuale scende al 47,4%.
Un dato di particolare importanza in un periodo di crisi: sono proprio gli affidati di più ridotte dimensioni, infatti, ad incorrere nelle maggiori difficoltà durante i periodi di recessione. Queste categorie necessitano, quindi, di un supporto e di aiuto maggiori, sostegno che è stato assicurato dalle Banche Popolari e che ha determinato, per queste aziende, ritmi di incremento degli affidamenti costantemente positivi e superiori alla media del sistema bancario per tutto l’arco del 2008.
D’altra parte, la collettività, interessata da interventi di natura sociale, culturale, artistica e da altre iniziative di beneficenza e servizio, è risultata destinataria, nello stesso periodo, di un contributo di circa 120 milioni di euro, pari all’1,2% del valore aggiunto realizzato dalle Popolari, percentuale nettamente superiore alla media delle altre aziende di credito.
In definitiva localismo, cooperazione e solidarietà rappresentano tratti distintivi e peculiari delle Banche Popolari, che consentono loro una perfetta simbiosi con il territorio e le realtà locali di riferimento: una efficace prossimità finalizzata a soddisfare le esigenze degli stakeholders che si manifesta finanziando, tra l’altro, la realizzazione di importanti progetti nei campi delle infrastrutture e dell’economia di base, e mettendo a frutto la profonda rete di relazioni sviluppata in decenni di attività.

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