La Fed preferisce conservare la potenza di fuoco per i prossimi mesi

Nel primo meeting dopo l’annuncio delle modifiche al mandato relative al target di inflazione (ora è la media delle rilevazioni a doversi mantenere al 2%) e a quello sull’inflazione (solo i cali sotto il target vanno “trattati”), l’entusiasmo per il FOMC di ieri è stato un po’ tarpato dalla retorica recente dei vari membri Fed, nessuno dei quali ha indicato una particolare urgenza di modificare il policy mix.

I toni continueranno a essere decisamente cauti, in ogni caso, in particolare alla luce del fatto che il quarto round di stimolo fiscale, dato quasi per scontato a luglio, sembra bloccato al Congresso. Repubblicani e Democratici hanno pochi incentivi a passare qualcosa prima delle elezioni, e a quanto pare preferiscono recriminare rimpallarsi la responsabilità, a scopo elettorale.

Detto questo, è probabile che Powell e C. preferiscono conservare potenza di fuoco per i mesi a venire, evitando di usarla al momento, visto che l’economia è ancora in fase di ripresa, e le condizioni finanziarie sono accomodanti. E’ però possibile che decidano per una modifica minore alla forward guidance, o un indicazione di aumento delle scadenze degli acquisti.
Di interessante ci saranno le nuove proiezioni economiche, compresa la Dot Plot, che conterrà le prime previsioni per il 2023.

Nel frattempo, negli ultimi giorni la volatilità sull’azionario è andata progressivamente calando, con gli investitori tornati a raccogliere i titoli tecnologici. I progressi sono stati temperati dalle dichiarazioni dell’advisor (e genero di Trump) Kushner secondo il quale ogni piano fiscale è da rimandare a dopo le elezioni. Il Congresso va in recesso il 2 ottobre, anche se la Pelosi ha minacciato di tenere la Camera aperta fino a quando non verrà raggiunto un accordo.

Sul fronte macro, posto che i consumi restano in crescita nel terzo trimestre, la perdita di momentum registrata potrebbe essere un sintomo dell’inizio dell’impatto sulla spesa dello scadere dei sussidi, che è stato solo parzialmente bilanciato dall’executive order di Trump (i sussidi sono calati da 600 a 300 dollari la settimana e i fondi termineranno a ottobre). In generale l’impulso fiscale, in assenza di un intervento, è destinato a calare massicciamente nel quarto trimestre, cosa che si rifletterà nei dati (tra l’altro anche la produzione industriale di agosto ha deluso ieri). Garantito che il Congresso si beccherà un bel predicozzo da Powell stasera.

Spettacolare, per contro, l’umore dei homebuilders, a giudicare dal Homebuilders Confience di settembre, ai massimi storici assoluti. A quanto pare la principale preoccupazione dei costruttori è l’aumento del costo dei materiali, mentre la domanda è super robusta, presumibilmente grazie al crollo dei tassi dei mutui. La sensibilità del settore alle condizioni finanziarie spiega una buona parte dell’efficacia della politica monetaria in Usa.

A cura di Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr

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