Truffe, ex parroco sottrae 4 milioni alla chiesa. Nei guai anche un consulente finanziario

Tra il sacro e il profano: le truffe non risparmiano niente e nessuno, neanche la chiesa. Ma andiamo con ordine, e per farlo ci spostiamo a Modena. La vicenda vuole un’anziana nobildonna lasciare in eredità due terreni alla Parrocchia di San Pietro Apostolo, negli anni ’70, specificando nel testamento che il lascito andasse solo ad essa e per beneficienza ai poveri, non ai monaci benedettini che vi risiedevano. Venti anni dopo, il Comune espropria i terreni e in quel momento confluiscono nelle casse della chiesa circa 4 milioni di euro. Come riporta “modenaindiretta”, però, il denaro sparisce in fretta dalla chiesa per essere trasferito fuori città.

Sono cinque le persone indagate, per le quali il pm Giuseppe Di Giorgio ha chiesto il rinvio a giudizio: si tratta di un alto prelato ex responsabile dell’abbazia di San Pietro ed ex parroco, oltre a quattro professionisti tra cui un consulente finanziario titolare di una società con sede a Londra. Tutti devono rispondere a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio e appropriazione indebita.

Le fiamme gialle hanno ricostruito che già nel 2013 il conto di San Pietro viene trasferito in una banca di Bolzano su un conto intestato alla parrocchia, un’operazione fatta però senza informare, come prevede la legge, né la Curia né l’ordine monastico. Negli anni, l’ex parroco trasferisce l’ingente somma di denaro in un altro conto aperto nella stessa banca intestato però all’abbazia dei Padri Benedettini, il tutto contro quelle che erano state le disposizioni della nobildonna. “Ma l’iniziativa più sospetta per i militari arriva nel 2020, quando l’alto prelato costituisce in una banca di Modena un trust con scopi generici dove, dopo avere pagato con ‘parcelle’ fino a 100mila euro i suoi collaboratori, trasloca ancora una volta il tesoretto”, si legge nella ricostruzione.

In questo modo, secondo la procura, il religioso avrebbe potuto disporre liberamente del denaro senza rendere conto alle istituzioni ecclesiastiche. Nell’atto costitutivo del trust compaiono gli stessi nomi dei professionisti con i ruoli di guardiani del fondo: a questo punto interviene la guardia di finanza a sequestrare il patrimonio. La Curia Arcivescovile in persona dell’Arcivescovo Erio Castellucci e la Parrocchia di San Pietro Apostolo in persona del parroco pro tempore, a fronte dell’indagine, hanno deciso di sporgere denuncia in quanto parti offese.

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