Consulenti, come Zuckerberg può darvi una mano

Articolo a cura di Beatrice Cicala

Odi et amo. Questo è il sentimento verso il social più usato in Italia dalla fascia di età adulta. Più di trenta milioni gli italiani sono iscritti a Facebook e il numero in costante crescita. Dal punto di vista del business, stiamo parlando di cifre importanti e la questione per il consulente finanziario, come per qualsiasi altro libero professionista, non è più quella di essere o non essere tipi da social: su Facebook, oggi, bisogna esserci. Perché il consulente finanziario dovrebbe avere bisogno di Facebook? Principalmente perché ha bisogno di essere trovato, ha bisogno di un pubblico, ha bisogno di farsi conoscere, ha bisogno di influenzare le persone con i propri contenuti. Facebook è infatti la migliore fonte di dati personali in circolazione: la sua struttura, fatta di cerchie di amici, di gruppi, di informazioni costanti da inserire e da mantenere aggiornate, ci permette di individuare facilmente un target di persone interessanti e poter far vedere loro direttamente il nostro contenuto. Ma da dove conviene iniziare per mettere in campo una strategia di comunicazione su questo social network? Innanzitutto bisogna partire dalla motivazione per la quale abbiamo deciso di stare su Facebook. Potrebbe essere l’unica vetrina sul web del professionista oppure un canale di “acchiappo” per portare le persone su un’altra piattaforma proprietaria, per esempio sul suo sito personale.

Strategie alternative
Si tratta di due strategie molto diverse nell’operatività. Se Facebook è l’unica vetrina scelta per promuovere la propria attività, allora il consulente deve aprire un nuovo profilo di tipo professionale e, per la comunicazione-business, non deve usare il profilo personale. Le pagine su Facebook usate con finalità business devono riportare il nome e la professione del consulente, con un’immagine che mette in primo piano la sua figura. Se si vuole fare business sul web, insomma, bisogna in primo luogo metterci la faccia. Vanno invece evitati nomi di fantasia, nomi complessi e loghi, che non sono adatti a un libero professionista. Se Facebook è l’unico canale scelto, è necessario che il consulente scelga al meglio tutte le informazioni presenti nella pagina. Esattamente come se fosse il suo sito personale. Poi dovrà pianificare una strategia di comunicazione, in modo da pubblicare contenuti con costanza, ogni giorno. Non bisogna cadere nell’errore di invitare chiunque a mettere Like alla pagina personale. Va ricordato sempre che l’obiettivo di un consulente non è quello di diventare popolare ma di trasformare lead in clienti. Non stai vendendo un prodotto ma un servizio di alta qualità, pertanto nel tuo caso va fatta un’importante selezione all’ingresso. Bisogna partire dai clienti, invitandoli a seguire la pagina. Occorre chiedere loro di lasciare una segnalazione e interagire con loro il più possibile. Un social media, ovviamente, va usato per creare relazioni che richiedono però una presenza costante del professionista. Ogni giorno dovrà monitorare il profilo, presentarlo a nuove persone, ogni giorno dovrà interagire con gli utenti. Senza un aggiornamento continuo, la pagina di per sé non serve a niente. Creare degli appuntamenti fissi è sempre un’ottima strategia.

Una porta di ingresso
Se invece Facebook è un canale aggiuntivo rispetto a un altro personale del consulente (per esempio un blog) allora il social rappresenta il suo punto di “acchiappo”, una porta d’ingresso per portare nuovo traffico all’indirizzo web personale del professionista. È una sorta di volantinaggio virtuale. Di conseguenza la comunicazione del professionista partirà dal sito e sarà rimbalzata, con un adeguato copy di accompagnamento, sui social media. La newsletter della settimana, l’articolo di finanza, il resoconto di un webinar: qualunque attività presente sul sito o sul blog troverà su Facebook una vetrina di grande richiamo. Molto spesso sento dire, “Facebook non funziona”, “Il social non serve”. La realtà è che molte persone sottovalutano la loro complessità e sottostimano il lavoro da fare o le risorse da impiegare per questo tipo di comunicazione.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!