Ennio Doris, da Piazza Affari alla nascita di Banca Mediolanum

La prima puntata della biografia di Ennio Doris è disponibile cliccando qui.

Gli anni ’90 del secolo scorso segnarono altre tappe importanti nella vita e nella carriera di Doris. Nel 1996 il gruppo da lui fondato, riunito nella holding Mediolanum Spa, si quota a Piazza Affari, con un rialzo record di ben il 33% per le quotazioni del titolo nel giorno del debutto sul listino. Poi, nel 1997, quella che un tempo era Programma Italia diventa una vera e propria banca, ben diversa però da quelle tradizionali che hanno una fitta rete di sportelli sul territorio. La Banca Mediolanum di Doris è infatti un istituto che ribalta tutti i paradigmi: non è il cliente che si reca allo sportello, ma è la banca che va direttamente a casa sua. Lo fa grazie alla tecnologia, prima il fax e il telefono, poi l’internet e l’home banking. E lo fa soprattutto con la sua rete di consulenti globali, poi ribattezzati Family Banker nel decennio successivo. Nella seconda metà degli anni ’90, il business di Banca Mediolanum cresce come un fiume in piena. Tra il 1995 e il 1998 i ricavi raddoppiano, da 1.000 a quasi 2mila miliardi delle vecchie lire. L’utile segue un trend più o meno simile mentre la rete dei consulenti finanziari (che allora si chiamavano ancora promotori) allarga sempre più le proprie fila.

L’internazionalizzazione e il salotto buono

Una volta superata la soglia del terzo millennio, Doris decide che è arrivato il momento di esportare il suo modello di business fuori dai confini nazionali. Dopo aver insediato a Dublino alcune fabbriche- prodotto di fondi e polizze, nel 2000 Mediolanum entra nel mercato spagnolo, acquisendo il  Gruppo Bancario Fibanc. Poi, nel 2001, è la volta della Germania e dell’Austria, dove effettua altre due acquisizioni: quella  di Gamax Holding e di Bankhaus August Lenz & Co. L’inizio del terzo millennio, segna anche l’ingresso di Doris nel salotto buono della  finanza italiana. Nel 2000, quando è ancora in vita Enrico Cuccia, il patron di Medioanum diventa socio di Mediobanca, acquisendone una piccola quota attraverso uno scambio azionario. Ci rimarrà fino ai giorni nostri come azionista di peso, facendo parte prima del patto di sindacato, poi di un patto di consultazione che riunirà alcuni grandi nomi del capitalismo italiano.

Erede al trono

Intanto, Doris prepara sapientemente la sua successione. Prima spedisce il figlio Massimo a farsi le ossa in Spagna per dirigere le attività iberiche del gruppo, poi nel 2008 lo richiama in Italia per affidargli la carica di direttore generale e amministratore delegato, in tandem con il padre, in attesa di assumere progressivamente il timone di comando. Con la diarchia al vertice tra padre e figlio, la  crescita di Banca Mediolanum non si arresta. La rete di consulenti finanziari diventa la seconda in Italia dopo  Fideuram ISPB, con oltre 93 miliardi di euro di patrimonio in gestione e circa 4.200 Family Banker. Neppure il crack di Lehman Brothers, la casa d’affari che va in bancarotta nel 2008 e  causa la più grave crisi finanziaria del dopoguerra, riesce a interrompere la marcia di Banca Mediolanum.

Il crack Lehman,  vicini ai clienti

Proprio in quell’occasione, il gruppo fondato da Doris si trova una bella gatta da pelare. Alcune polizze index linked vendute dalla banca erano infatti collegate ai bond emessi da Lehman. Fallito l’emittente, anche i bond e le polizze erano dunque destinati a trasformarsi in carta straccia. Mentre i manager del gruppo si scervellano per trovare una possibile soluzione, Doris prende in mano la situazione come solo un vero condottiero sa fare: “perché quei musi lunghi?”, dice ai suoi collaboratori evidentemente preoccupati. L’ordine di scuderia è uno solo: se la banca ha fatto degli errori, i clienti devono essere rimborsati fino all’ultimo centesimo.

Insegnare a investire 

E così Mediolanum decide di risarcire gli investitori, mentre la sua rete di Family Banker continua a fare ciò che ha sempre fatto: convince gran parte dei clienti che, proprio quando i mercati finanziari crollano (come in occasione del crack Lehman o dell’ultima crisi del Covid-19) è il momento giusto per fare grandi affari, acquistando cum grano salis asset rischiosi come le azioni. E’ proprio questo il dovere del bravo consulente, una professione che, come disse lo stesso Doris ricevendo il premio alla carriera ai BLUERATING AWARDS del 2017, ha un grande futuro davanti a sé, anche in un mondo che sta cambiando grazie alla tecnologia. Futuro era una parola che ricorreva quasi sempre nei discorsi pubblici di Doris. Mai si concentrava sulla contemplazione del passato. Certo, il suo cursus honorum gli dava una certa fierezza. Molti osservatori  hanno evidenziato spesso che Doris era tra le poche persone che potevano rapportarsi alla pari con Berlusconi. Del resto, grazie alla partecipazione in Banca Mediolanum (oggi attorno al 30%), il Cavaliere  ha sempre incassato una montagna di soldi con il minimo sforzo, lasciando mano libera nella gestione all’amico e socio. Eppure, nonostante questi risultati, Doris era sempre proiettato in avanti, mai verso lo specchietto retrovisore.

Un uomo del dopoguerra

Una delle rare volte in cui si lasciò andare a un po di nostalgia del passato, fu a margine di una conferenza stampa a Valencia nel 2008, durante la quale aveva presentato una nuova iniziativa della controllata spagnola del gruppo. “Vedete com’è bella questa città?”, disse Doris rivolgendosi ai giornalisti e osservando le grandi opere di rigenerazione urbanistica compiute dalla comunità valenciana. “E pensare che nel dopoguerra e negli anni ’60 l’Italia era prima in Europa per le infrastrutture”, aggiunse con un po’ di amarezza il patron di Banca Mediolanum. Ecco, se c’era in lui un po’ di nostalgia, non era mai per i fatti del passato ma solo per quello spirito di euforia in cui lui  era cresciuto professionalmente: quello di un’Italia che, da paese agricolo qual’era, aveva saputo trasformarsi in una nazione industriale avanzata, dove la gente pensava a farsi un avvenire lavorando sodo ma anche risparmiando una montagna di soldi.

 

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