Consulenti, il segreto per concentrarsi

A cura di Maria Grazia Rinaldi.

È possibile rimanere concentrati nei momenti no? Quante volte ci è capitato davanti a situazioni difficili di distrarci piuttosto che rimanere focalizzati? Quante volte i nostri pensieri andavano altrove? Quante volte ci siamo ritrovati a scrollare il telefono in maniera inconsapevole, solo perché sentivamo il bisogno di spostare l’attenzione da un problema o da qualcosa che in quel momento non sentivamo di fare? Le distrazioni, come sostengono Nir Eyal e Julie nel testo “Come diventare indistraibili”, sono tutte quelle azioni che facciamo in modo inconsapevole e che non ci sono utili né per realizzare la vita che desideriamo, né per diventare le persone che davvero vogliamo essere. Per rimanere focalizzati dunque il primo passaggio è prendere consapevolezza che stiamo utilizzando le distrazioni per autosabotarci. A volte ci autosabotiamo semplicemente per difenderci da un dolore, da una frustrazione o per giustificare il nostro non fare.

Dentro e fuori di noi
Quando le cose non vanno come vorremmo che andassero, dovremmo dedicare del tempo per prendere atto di quello che sta accadendo dentro e fuori di noi. Dopo di che, diventa importante chiedersi: “Questa situazione è in mio potere controllarla oppure no?”. Pensare di voler cambiare una situazione che non si può modificare, non crea alcun valore aggiunto alla nostra crescita, al nostro benessere, se non stress e ulteriore frustrazione. Hal Erlod, autore di “The Miracle Morning”, propone una strategia che trovo particolarmente efficace: “Quando le cose vanno male, va bene essere negativi ma non più di 5 minuti. Datti 5 minuti, imposta il timer. Hai 5 minuti per lagnarti, lamentarti, piangere, sfogarti, prendere a pugni un muro, qualsiasi cosa, e dopo 5 minuti, fai un respiro profondo, e dici quattro parole davvero potenti: “Non si può cambiare”. Ed è semplicemente un riconoscimento che non puoi cambiare ciò che è già successo. Quindi non c’è alcun valore nel desiderare che sia diverso. Abbiamo quindi due possibilità: 1) concentrarci sul problema o spostare l’attenzione sulle possibili soluzioni; 2) concentrarci sulle soluzioni predispone la mente a creare. Come sosteneva Albert Einstein: “Ci vuole un nuovo modo di pensare per risolvere i problemi prodotti dal vecchio modo di pensare”. I neuroscienziati hanno dimostrato che il cervello non riesce a trovare soluzioni se ci si concentra troppo sul problema. Mentre cerchiamo di guardare il problema con occhi nuovi utilizziamo il potere del linguaggio. Evitiamo di dirci: “Non ci riuscirò mai, non vedo una soluzione”. Utilizziamo invece un linguaggio possibilista.

Sentirsi attivi
Usiamo i magici verbi: “Creare soluzioni, generare soluzioni”. A differenza del cercare e trovare, i verbi creare e generare spostano il potere verso di noi. Cercare e trovare implicano che debba cercare qualcosa chissà dove, creare e generare mi daranno un potere immenso e mi faranno sentire attivo nei confronti del problema o della situazione. Come diceva il sociologo Neil Postman: “Le persone che per qualche motivo sono angosciate a volte preferiscono un problema che è loro familiare piuttosto di una soluzione che non lo è per nulla”

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