Mediobanca: continua il confronto sulla governance con Delfin

Secondo Il Sole 24 Ore, Delfin con una quota del 19.8% in Mediobanca, avrebbe respinto la proposta del CdA dell’istituto del 7 settembre. La proposta prevedeva l’assegnazione di quattro posti nel CDA a Delfin (con uno dei quattro posti offerti riservati a un candidato indicato da Caltagirone). Inoltre, secondo l’articolo, era stato proposto un accordo triennale di collaborazione con 22 obblighi per Delfin, tra cui l’impegno a non votare per altre liste, a non promuovere o votare per la revoca del CdA e a non incrementare la propria partecipazione azionaria. Tuttavia, questa proposta è stata respinta.

Delfin potrebbe valutare la possibilità di presentare quindi una lista di minoranza “lunga” con al massimo sette candidature, fanno notare gli analisti di Equita.

Si discute anche la riconferma del presidente uscente, Renato Pagliaro, che Delfin avrebbe voluto sostituire. Secondo Repubblica, Mediobanca propone di confermare Renato Pagliaro come presidente, mentre Delfin avrebbe chiesto il diritto di nominare direttamente il presidente. Secondo l’articolo Delfin starebbe valutando la proposta, con l’accento sulla figura del presidente di garanzia come elemento cruciale.

Resta da risolvere anche la partecipazione di Caltagirone all’accordo. Se Caltagirone si ritirasse, l’accordo potrebbe essere messo in discussione poiché Mediobanca preferirebbe evitare di avere quattro consiglieri nominati da Delfin e due da una lista di minoranza presentata autonomamente da Caltagirone. Le scadenze per la presentazione delle liste sono il 28 settembre per la lista del CdA e il 3 ottobre per quelle di minoranza. Nel caso in cui non si raggiungano accordi, si procederà al conteggio dei voti.

Attualmente, il CdA di Mediobanca può contare sul sostegno del 10.9% dei soci facenti parte del patto di consultazione, a cui si aggiunge un 7-8% di soci che tradizionalmente hanno sostenuto il consiglio, e su un 30% circa di investitori istituzionali (2/3 del totale stimando che 1/3 sia detenuto da investitori passivi). Delfin, d’altra parte, possiede una quota del 19.8% e potrebbe ricevere ulteriori voti provenienti dal gruppo Caltagirone, pari a circa il 9%.

C’è ancora del tempo per giungere a un accordo

Secondo Equita è improbabile che si arrivi allo scontro perché sarebbe la cronaca di una sconfitta annunciata, e ciò per i seguenti motivi:

  • indipendentemente dal numero di voti, la strategia di Delfin è fumosa,
  • se Delfin avesse avuto un leader di spicco, lo avrebbe già fatto emergere,
  • il rischio BCE, con una lista lunga da parte di Delfin con una posizione di influenza, è sottovalutato; inoltre, votando a favore di Delfin e Caltagirone, si corre il rischio di un`OPA obbligatoria.

“Pertanto, riteniamo probabile che si giunga a un accordo ragionato oppure alla presentazione di una lista corta da parte di Delfin (con due/tre candidati), che rappresenterebbe una situazione vantaggiosa win-win per entrambe le parti”, concludono da Equita.

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