La mission 2024 dei consulenti finanziari

L’industria italiana della consulenza finanziaria si lascia alle spalle un anno particolare. Dopo un decennio d’oro, infatti, nel 2023 il risparmio gestito ha subito uno “scossone”. Sono scesi infatti sia i possessori di fondi e Sicav (15,5%, dal 17,3% del 2022) sia quelli di gestioni patrimoniali (dal 9,3% all’8,4%); sono invece lievemente cresciuti i detentori di Etf (dal 3,3% al 4,1%) e polizze unit-linked (dal 4% al 4,6%). Con il tempo, l’aumento delle competenze finanziarie produrrà una clientela sempre più esigente: si tratta di un processo inevitabile, ma positivo sia per le famiglie sia per l’industria del risparmio gestito. Peraltro, le obbligazioni (Btp in primis) sono tornate ad offrire rendimenti interessanti. E infatti sono stati proprio questi strumenti ad assorbire parte dei deflussi dal risparmio gestito osservati lo scorso anno: tra coloro che investono in obbligazioni (circa un quarto del campione della recente indagine Intesa Sanpaolo – Centro Einaudi) la percentuale di ricchezza finanziaria in esse investita è salita al 28% dal 23% del 2022. Un altro fattore rilevante è la quota di ricchezza detenuta in forma liquida che nel 2023 ha toccato il 48%, in significativo aumento dal 44% dell’anno precedente. È un paradosso che la liquidità sia vista da molti come un bene difensivo alla pari, per esempio, dell’oro; in aggiunta, mentre l’oro attrae l’interesse del 23,2% del campione, la liquidità è considerata difensiva dal 34%. L’accentuata preferenza per la liquidità non è un comportamento coerente, in presenza di inflazione: la scelta razionale sarebbe affrontare il rischio d’investimento e una migliore alfabetizzazione finanziaria formale potrebbe accelerare l’apprendimento delle strategie più idonee. Del resto al primo posto per chi investe rimane la sicurezza, al secondo la liquidità dell’investimento. Così si allungano gli orizzonti: la percentuale degli investitori disponibile ad aspettare 3 o più anni per ottenere dei risultati è cresciuta infatti nel 2023 fino al 48% del campione dal 45,7% dell’anno prima, mentre chi vuole conseguirli entro un anno rappresenta appena il 13%. I risparmiatori italiani sono quelli di sempre. Favorevoli al mattone, a non rischiare, sospettosi della Borsa; sanno di dover risparmiare di più, ma sottovalutano la differenza tra investimenti prudenti e investimenti efficienti. Nel loro futuro c’è un ritorno a un mondo sparito da oltre un decennio, ma del tutto normale, nel quale essi stentano oggi a prendere le decisioni: non scongelano l’iceberg di liquidità, tornano verso l’investimento obbligazionario, ma più per toccare il meno possibile i portafogli che per intraprendere un nuovo viaggio. Ma far capire le opportunità di intraprendere questo nuovo percorso è compito, appunto, dei consulenti finanziari: ed è forse la sfida più importante dell’industria nel 2024.

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