Anima-Aletti Gestielle, prove tecniche di terzo polo

POSSIBILI AGGREGAZIONI – Anima Holding, su richiesta delle autorità di vigilanza, ha confermato l’interesse strategico per possibili aggregazioni con altre società di gestione del risparmio. E con specifico riferimento all’eventualità di un’integrazione con Aletti Gestielle, questa sarebbe «coerente con tali linee guida di crescita per linee esterne» dato anche il rapporto in essere tra i due gruppi. Ad oggi, ha fatto sapere Anima, «sono in corso discussioni preliminari per verificare se tale opzione sia percorribile». La giornata è molto significativa per il settore del risparmio gestito in Italia dato che un’effettiva offerta per Aletti Gestielle potrebbe riaccendere il risiko del settore. Aletti Gestielle è la storica società di gestione del risparmio del Banco Popolare che, in seguito al matrimonio con Bpm, potrebbe diventare oggetto di una razionalizzazione dell’offerta. Banco Bpm è anche il principale azionista di Anima Holding, con una quota del 14,67%. Aletti ha chiuso il 2016 con un utile netto di 43,9 milioni di euro a fronte di una raccolta netta positiva per 226 milioni e un patrimonio gestito in fondi propri in crescita del 6% tendenziale, a 16,996 miliardi. Il valore dell’sgr dovrebbero muoversi in un intervallo tra 0,5 e 0,7 miliardi di euro. Una valorizzazione tra 600 e 650 milioni cash sarebbe considerata la soglia minima con cui l’istituto di credito guidato da Giuseppe Castagna potrebbe accettare di aprire la trattativa.

IL TERZO POLO DEL RISPARMIO – Ma il progetto allo studio sarebbe comunque molto articolato e, se tutto dovesse realizzarsi come da linee strategiche, potrebbe portare alla creazione del terzo polo di risparmio gestito del Paese (dopo Generali e Eurizon), un colosso da circa 170 miliardi di euro di masse in gestione. Un piano che, oltre agli asset di Anima Holding e di Banco Bpm, coinvolgerebbe anche Poste Italiane, a sua volta secondo socio per peso nell’azionariato di Anima con una quota del 10,32%. L’operazione avrebbe un respiro molto più ampio dato che poi le stesse Poste dovrebbero conferire BancoPosta Fondi ad Anima, incrementando la quota di partecipazione nella sgr al 24,9%. Il 10-15% di questa quota potrebbe essere in seguito rilevata dalla Cassa Depositi e Prestiti. Secondo gli analisti di Banca Akros, «buone sinergie potrebbero inizialmente arrivare dai volumi e dalla razionalizzazione dei costi e, successivamente, dal cross selling, grazie allo sviluppo di una rete capillare a livello nazionale. Infatti, considerando il Banco Bpm (circa 2.300 sportelli), Banca Monte dei Paschi (circa 2.000) e Poste (13.200 uffici postali) Anima potrebbe arrivare a contare su uno dei maggiori network distributivi in Europa». E precisano: «una volta che l’intero progetto dovesse diventare realtà, i principali azionisti di Anima potrebbero essere così composti: Banco Bpm (dal 10% al 12%); Poste Italiane (dal 10% al 15%); CDP (dal 10% al 15%). Usando il metodo FCFE arriviamo a un target price di 6,4 euro per azione ma riteniamo che l’operazione di m&a potrebbe portare valore nel medio termine, considerando che Anima potrebbe tranquillamente raggiungere più di 200 miliardi di euro di asset nei prossimi cinque anni. Sebbene tutta l’operazione appena descritta dovrà ancora essere decisa, ci aspettiamo che il mercato includerà rapidamente il premio di queste stime». Anche Banca Imi dà un target price simile, di 6,8 euro. «Il target price considera il conferimento di BancoPosta Fondi, con una quota di circa il 21% per Poste al valore di mercato di Anima e una probabilità del 50% dell’acquisizione di Aletti Gestielle in contanti (per circa 500 milioni di euro)», dicono gli esperti. Gli analisti hanno detto che un prezzo di acquisto di 600 milioni porterebbe a una crescita degli utili superiore al 15% per Anima dal 2018. Mentre gli analisti di Equita sim  (target price a 6,1 euro) hanno detto: «Poste libererebbe risorse da investire in altri settori e Cdp giocherebbe un ruolo importante nella governance di Anima» che potrebbe offrire circa 700 milioni per la sgr (18 volte gli utili) e un contratto di distribuzione a lungo termine. «L’operazione sarebbe finanziata con 400 milioni di debito e 300 milioni di aumento di capitale, in modo da non esaurire del tutto i 700 milioni di capacità di investimento di Anima».

 

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