Consob, tra il fare e il non fare

La relazione annuale è occasione di bilancio arduo da commentare in poche battute. Dalle pagine emergono il lavoro svolto e la crescente partecipazione alle numerose innovazioni comunitarie e delle authorities. Superfluo e ripetitivo riassumerle. Meglio individuare carenze e debolezze, non senza premettere la sussistenza di fattori positivi, quali interventi attivati (e citati nel testo) inconsueti per le authority europee. Poco funzionale sarebbe insistere su episodi di scarsa vigilanza che consentono operatività che – ex post – si rivelano alimentatrici di episodi discutibili.

Il responsabile va cercato nel regulator e non nell’authority, che gestisce in via amministrativa i poteri assegnati. Altrettanto non imputabile alla Consob è la sua composizione azzoppata, commentata in questa occasione. Tre membri sono pochi in un’authority e nel caso non può prevalere il voto del presidente come è ora. Anomalo invero che chi vigili sulla governance abbia problemi in merito.

Diverso è invece valutare l’operato attivo della Commissione, condizionato certamente dall’attesa di Mifid 2 e denso di volontà di anticiparne i tempi. Dal 15 aprile si dispone del testo, l’azione del 2013 gestiva utilmente ipotesi, rivelatesi in genere corrette. Altro profilo concerne il ruolo dell’Esma rispetto a Consob nelle prospettiva delle numerose direttive in materia finanziaria sempre più cross sector. È probabile il prevalere di una vigilanza “twin peaks” e comunque non più solo settoriale, con collaborazioni più estese tra authority.

Consob sta attivando meccanismi di vigilanza che definirei “prudenziale”, orientata ex ante e fondata su risk analysis, accostandosi ai modelli bancari. Per tali approcci si dovranno valutare le competenze e la funzionalità del proprio assetto organizzativo originariamente più vicino a contenuti amministrativi. Sotto un profilo critico possiamo invece sottolineare i commenti non sui principi quanto sulle tendenze della governance e lo spazio dedicato alle politiche fiscali e alle regole di vigilanza sulle banche, lasciando per ultime le considerazioni sui mercati finanziari, che sono il vero oggetto della missione assegnata alla Consob.

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