Nessuno vuole comprare Bot. E il governo abbassa le commissioni

Periodo di magra per i Bot italiani. Lo strumento finanziario preferito dai risparmiatori italiani ora non lo vuole più nessuno. Il motivo? I rendimenti sono troppo bassi.

IL PARADOSSO – E li comprano solo le banche e gli investitori istituzionali che comunque ci guadagnano parcheggiando la liquidità in titoli di stato a breve termine rispetto ai tassi negativi (-0,20%) offerti dalla Bce. Le conseguenze hanno un che di paradossale. Se da un lato, infatti lo Stato risparmia soldi per rifinanziarsi sui mercati obbligazionari, spiega il sito InvestireOgg.it, dall’altro sta sorgendo il problema di collocare i Bot presso gli investitori retail, anche perché le banche hanno più interesse a distribuire gli strumenti finanziari statali alla loro clientela.

COMMISSIONI AZZERATE – Proprio per questo Ministero dell’Economia e delle Finanze è corso ai ripari riducendo le commissioni massime applicabili alla clientela nel caso della sottoscrizione in asta di Bot. Il provvedimento, entrata in vigore il 20 gennaio, si inserisce nell’ambito del “decreto trasparenza” e va messo in alla “riduzione intervenuta nei tassi interesse”, dice una nota del dicastero. Il tetto massimo per le commissioni passa così a 0,05% da 0,10% per il Bot a tre mesi, 0,10% da 0,20% per il sei mesi e 0,15% da 0,30% per il dodici mesi. È previsto, inoltre, un azzeramento delle commissioni in caso di rendimento nullo o negativo e “nuove modalità per la pubblicizzazione delle informazioni relative ai collocamenti”.

MINIMI STORICI – Nell’ultima asta il Tesoro ha venduto tutti i 7 miliardi di euro di Bot a sei mesi (IT0005075699) con tassi in netto calo allo 0,16% dallo 0,297% dell’asta di dicembre, sfiorando il minimo storico dello 0,13%, segnato ad agosto scorso.

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