Creval in ripresa a Piazza Affari
Occhi puntati sul Credito Valtellinese (Creval), che oggi guadagna il 2,8% a 1,249 euro per azione dopo aver segnato un massimo di 1,27 euro in mattinata, dopo l’avvio dei lavori dell’assemblea dei soci chiamata a deliberare sull’aumento da 700 milioni di euro che dovrebbe partire entro il prossimo mese di febbraio.
Assemblea ha avviato i lavori
Il quorum minimo necessario per il regolare svolgimento dell’assise (che lo statuto fissa al 20%) è stato ampiamente superato, grazie alla presenza di poco superiore al 30% del capitale. Perché l’aumento venga varato è necessario il voto favorevole dei due terzi degli azionisti presenti, ossia in questo caso di almeno un 10% del capitale e visto che il socio principale, la holding lussemburghese Dgfd (col 5,784%) che fa capo all’imprenditore francese Denis Dumont, ha già espresso il suo assenso, non dovrebbe essere difficile centrare l’impresa.
L’incognita dei piccoli azionisti
Sarà tuttavia necessario riuscire a coinvolgere un buon numero di azionisti retail perché l’operazione abbia successo: a loro fa infatti capo il 65% circa del capitale di Creval, mentre un ulteriore 16% abbondante risulta in meno a fondi e investitori istituzionali, alcuni dei quali sono sembrati particolarmente interessati a partecipare all’operazione, come il fondo tedesco Mainstream Capital, che indiscrezioni di stampa vogliono pronto a sottoscrivere un 2%-3% (pari ad un investimento di 15-20 milioni di euro), o il gruppo statunitense Cerberus, specializzato in asset “distressed” che potrebbe puntare ad un 5%-6%.
Mediobanca e Citigroup pronte a coordinare l’aumento
Ad assistere all’operazione dovrebbero essere Mediobanca e Citigroup, la prima nelle vesti di global coordinator e bookrunner, la seconda quale co-global coordinator e joint-bookrunner; entrambe hanno già sottoscritto un accordo di pre-underwriting, ma devono ancora siglare un’intesa di underwriting vincolante in termini di sottoscrizione dell’eventuale inoptato. Impegno che nel caso dell’aumento (meno oneroso in quanto di 500 milioni) di Banca Carige si è rivelato indispensabile per il buon esito di un’operazione che, come anche nel caso di Creval, era necessaria per accelerare la pulizia del portafoglio come richiesto dalla Bce.