Investimenti: Europa sta affrontando la trappola di Tucidide

La presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha annunciato nei giorni scorsi nel suo discorso annuale ai legislatori dell’UE che Bruxelles avvierà un’indagine sui sussidi cinesi alla produzione di veicoli elettrici che hanno inondato il mercato con veicoli a basso costo.

In questo scenario ecco di seguito la view di Simone Di Biase, Head of Relationship Management di BG Saxo.

In passato, le auto cinesi non erano una minaccia per le case automobilistiche europee a causa della scarsa qualità costruttiva, ma ora le aziende cinesi hanno scalato la curva di apprendimento e la transizione ai veicoli elettrici dai veicoli a scoppio (ICE) ha indubbiamente creato nuove prospettive.

I produttori di auto cinesi stanno già affrontando tariffe doganali del 27,5% sui loro veicoli elettrici esportati nel mercato statunitense, quindi sarebbe ragionevole supporre che l’Europa potrebbe contemplare una tariffa simile. La reazione iniziale del mercato è stata chiaramente negativa per i produttori cinesi ed invece positiva per le case automobilistiche europee, ma il movimento dei prezzi non è stato sostenuto e duraturo, suggerendo che il mercato è ora in una modalità attendista.

Dopo il discorso di Von der Leyen, la Cina ha risposto dicendo che l’azione dell’UE è un “atto protezionistico” e potrebbe avere un impatto negativo sulle relazioni commerciali tra Pechino e l’UE.

Nessun elemento indica palesemente che la Cina stia sovvenzionando pesantemente la sua industria automobilistica: secondo la China Passenger Car Association (CPCA) il tasso di utilizzo degli aiuti da parte delle fabbriche automobilistiche è solo del 54,5%, minore rispetto al 66,6% registrato nel 2017.

Insomma, proprio come gli Stati Uniti stanno affrontando la Cina nel campo dei semiconduttori, così l’Europa si misura contro Pechino nell’ambito della trasformazione verde che comprende la produzione di pannelli solari, turbine eoliche, batterie e veicoli elettrici.

Uno schema noto come trappola di Tucidide, secondo cui lo scoppio di una contesa è inevitabile a causa della paura di una potenza dominante di essere superata da una potenza emergente.

La “guerra” dell’Europa contro la Cina era scontata perché l’Europa ha un’economia molto più aperta (vedi grafico) e quindi rischia di perdere di più dai sussidi statali nei paesi stranieri, ma anche dal gioco della frammentazione, che è una dinamica geopolitica in cui Stati Uniti, Europa e Cina stanno tutti rimpatriando tecnologie chiave per ridurre le fragilità strategiche.

Evitare le azioni EV e cercare invece valore nell’ecosistema EV

Se i veicoli elettrici diventano parte del gioco della frammentazione geopolitica, sarà ancora più imprevedibile comprendere quale casa automobilistica vincerà e come la quota di mercato tra i diversi produttori sarà suddivisa in futuro. Gli aspetti da valutare, per investitori e non, sono molteplici e coinvolgono un intero ecosistema di produttori di veicoli elettrici, stazioni di ricarica, batterie, estrazione litio e riciclaggio delle batterie che potrebbe essere più prevedibile e offrire rendimenti più elevati in futuro. Come abbiamo detto più volte, il valore di mercato combinato delle case automobilistiche (produttori di ICE e EV) è aumentato del 148% negli ultimi 7 anni e mezzo, nonostante la bassa crescita del mercato complessivo. Ciò suggerisce un “errore di prezzo” a causa dell’evoluzione tecnologica dei veicoli elettrici o che le auto vendute in futuro saranno molto più redditizie, ma d’altro canto la “facile” ascesa dei produttori cinesi di veicoli elettrici suggerisce che le auto saranno ancora più mercificate in futuro, quindi sarà difficile vedere margini molto più elevati.

 

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