Asset allocation, bond mercati emergenti: valutazioni interessanti ma…

“In vista del 2024, siamo costruttivi sui mercati emergenti sulla base dei fondamentali e delle valutazioni“. Ad affermarlo è Anisha A. Goodly, Managing Director Emerging Markets Portfolio Specialist di TCW, che di seguito spiega le ragioni della view.

Le economie emergenti globali dovrebbero crescere tra il 3,5 e il 4,0% nel 2024, facendo meglio degli Stati Uniti, dove si prevede invece un rallentamento della crescita da oltre il 2% quest’anno a circa l’1% nel 2024. Le prospettive di crescita degli emergenti riflettono una combinazione di prezzi delle materie prime persistentemente forti, politiche monetarie accomodanti e ripresa della crescita dei mercati sviluppati, al di fuori di Stati Uniti e Giappone.

I rendimenti dei mercati obbligazionari emergenti saranno probabilmente guidati nel breve termine dalla direzione dei tassi, dell’inflazione e dalle aspettative di crescita (recessione) negli Stati Uniti. Con la Fed che ha già raggiunto i 525 punti base nel suo attuale ciclo di rialzi, e con l’emergere di una tendenza al ribasso dell’inflazione di base negli Stati Uniti, la probabilità di ulteriori aumenti dei tassi rispetto ai livelli attuali appare bassa. Nel nostro scenario di base, prevediamo che la crescita degli Stati Uniti rallenti nel quarto trimestre del 2023 e nel 2024, consentendo alla Fed di sospendere il suo ciclo di rialzi.

Cina in rallentamento

Per quanto riguarda la Cina, prevediamo una crescita leggermente più lenta nel 2024, al 4,5% rispetto al 5% del 2023. È probabile che il settore immobiliare e le esportazioni continuino a frenare la crescita (anche se in misura minore rispetto a quest’anno), data la determinazione delle autorità a incanalare gli investimenti lontano dal real estate e considerando la debolezza della domanda estera. La People’s Bank of China (PBOC) manterrà probabilmente le condizioni monetarie piuttosto accomodanti, ma le sue azioni saranno frenate dal desiderio di limitare l’eccessiva volatilità del tasso di cambio e dei flussi di capitale e dalla necessità di proteggere i margini di interesse netti delle banche. Inoltre, data la ripresa cinese con i servizi che superano il settore manifatturiero e la continua debolezza del settore immobiliare e delle esportazioni, non prevediamo che la crescita cinese fornisca una spinta ad altri paesi, emergenti e sviluppati, come ha fatto in passato.

Valutazioni interessanti

Nel reddito fisso le valutazioni rimangono interessanti. I rendimenti complessivi dei titoli sovrani EM investment grade, pari al 6%, sono al novantanovesimo percentile rispetto agli ultimi dieci anni. Gli spread sovrani EM high yield sono ai livelli massimi dalla fine dell’ultima grande crisi finanziaria rispetto agli high yield statunitensi. Per quanto riguarda le valute locali, i cicli di rialzo più precoci e più aggressivi per affrontare l’inflazione negli emergenti rispetto alle economie avanzate hanno fatto sì che alcuni mercati presentassero profili di carry interessanti. Se e quando la fine del ciclo di rialzi della Fed sarà confermata, la pressione al ribasso sul dollaro dovrebbe riprendere, anche se un indebolimento su larga scala del dollaro richiederà probabilmente un quadro di crescita più forte nel resto del mondo, in particolare in Europa e in Cina.

I paesi vicini alla promozione

Prevediamo rendimenti differenziati nei mercati emergenti, determinati dalla qualità del credito, dai fattori macroeconomici, da quelli interni e dalla geopolitica. Vi sono diversi paesi con un potenziale di upgrade, tra cui Azerbaigian, Brasile, Costa Rica, Croazia, Ghana, Indonesia, Giamaica, Kazakistan, Mongolia, Oman, Qatar, Sri Lanka, Vietnam e Zambia. Alcuni di questi debiti sovrani saranno rivalutati da livelli di rating molto bassi, mentre altri usciranno dall’insolvenza. L’Argentina dovrebbe registrare miglioramenti politici dopo le elezioni. D’altro canto, i paesi emergenti che rischiano di essere declassati con maggiore probabilità nel prossimo anno sono Egitto, Israele, Kenya, Tunisia, Bolivia, Panama e Perù.

Il rischio geopolitico in Medio Oriente

Il mercato rimane vulnerabile ai rischi geopolitici. Attualmente, i mercati stanno ancora facendo i conti con la guerra tra Israele e Hamas e i suoi potenziali rischi di ricaduta regionale. Nel nostro scenario di base, il conflitto durerà almeno qualche mese ed è difficile ora prevedere quando e in che modo si concluderanno i combattimenti. Nel peggiore dei casi, ossia il coinvolgimento diretto nel conflitto di Iran e Stati Uniti, riteniamo che gli asset di rischio a livello globale subirebbero un impatto negativo con una probabile fuga verso la qualità. La guerra tra Russia e Ucraina è diventata nel tempo un fattore di mercato meno rilevante, ma anche in questo caso la sua fine è ancora imprevedibile. Una forte riduzione della propensione al rischio in Europa e nella regione euroasiatica non può essere completamente scontata. Anche le tensioni tra Cina e Taiwan, in particolare dopo le elezioni presidenziali di quest’ultimo paese (gennaio 2024) e in vista delle elezioni statunitensi (novembre 2024), richiederanno un attento monitoraggio da parte degli operatori di mercato.

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