Investimenti: attenzione al prossimo rallentamento della crescita globale

Aviva Investors, la divisione globale di asset management di Aviva, ritiene che nel 2024 la crescita globale rallenterà a causa dell’impatto delle politiche fiscali restrittive che sono state fin qui adottate.

Nel complesso, si prevede una crescita globale intorno al  2,75% nel 2024, in calo rispetto al 3,25% del 2023. Negli Stati Uniti, si prevede un rallentamento della crescita al di sotto del trend e si prevede un rallentamento anche in Cina e Giappone. Nell’Eurozona e nel Regno Unito la crescita dovrebbe rimanere contenuta nel 2024, poiché se da un lato la politica fiscale costituisce un freno, dall’altro l’effetto di propagazione dell’aumento dei tassi di interesse sui mutui e sui prestiti alle imprese si presenta quale ulteriore elemento di pressione.

Le economie dovrebbero continuare a evitare la recessione, poiché l’aumento dei redditi reali sostiene i consumi delle famiglie, attenuando l’impatto dei tassi di interesse reali positivi. Nelle maggiori economie, i bilanci del settore privato  non sono particolarmente sotto pressione e quindi la possibilità di una recessione profonda, guidata dal deleveraging, rimane relativamente bassa.

Per quanto concerne i  tassi d’interesse, l’attuale contesto offre prospettive di riduzione dei tassi da parte delle principali banche centrali. Il passaggio da un ciclo di inasprimento, nel 2022/23, ad una fase di allentamento, nel 2024, sarà possibile solo grazie alla combinazione del contenimento dell’inflazione e delle condizioni più miti del mercato occupazionale. Con riferimento all’orizzonte temporale, è probabile che la BCE sia la prima a tagliare i tassi, forse già all’inizio del secondo trimestre, alla quale dovrebbe fare poi seguito la Fed; la Banca d’Inghilterra, invece, potrebbe iniziare tale politica nel terzo trimestre. I tempi e l’entità dei tagli dei tassi dipenderanno, comunque,  dall’evoluzione dei rischi.

Per quanto riguarda l’asset allocation nel 2024, con l’inizio dell’allentamento della politica monetaria da parte delle banche centrali, i prossimi dodici mesi dovrebbero rivelarsi un contesto favorevole per i risk assets. Aviva Investors preferisce infatti sovrappesare le azioni, pur rimanendo cosciente dei possibili scenari al ribasso della crescita della domanda nominale nel 2024. Si prevede che gli utili solidi, anche se non particolarmente significativi, saranno la chiave per la performance dei mercati azionari nel 2024.

La principale è legata alla duration. Per la prima volta in tre anni, infatti, ritenendo concluso il ciclo di rialzi dei tassi di interesse, la società propende per un overweight. Con riferimento al reddito fisso, Aviva Investors sovrappesa i titoli di Stato del Regno Unito e dei Pesi europei, che presentano i maggiori rischi al ribasso, mentre mantiene una sottoponderazione sui titoli di Stato giapponesi in seguito alla normalizzazione della politica del paese. In ultima istanza, la view rimane neutrale sulle obbligazioni societarie, con un rapporto rischio/rendimento leggermente migliore nell’high-yield rispetto all’investment-grade, visti gli attuali livelli di spread.

Michael Grady, Head of Investment Strategy and Chief Economist at Aviva Investors, ha dichiarato: “Con l’ingresso nel 2024, abbiamo ormai raggiunto il picco sia dell’inflazione sia dei tassi di interesse. Le due questioni chiave diventano ora quando inizieremo a vedere i tagli dei tassi da parte delle principali banche centrali e come sarà la ‘nuova normalità’ una volta che i tassi si saranno stabilizzati.

“Per quanto riguarda la prima domanda, anche se ciò dipende chiaramente dai dati che vedremo nei prossimi mesi, i primi tagli potrebbero avvenire già nella prima metà dell’anno, con la BCE come candidato più probabile a intraprendere questo cambiamento prima dei suoi omologhi.

Ci aspettiamo un “soft landing” della disinflazione che dovrebbe richiedere solo una politica neutrale, piuttosto che accomodante. Tuttavia, per ottenere questo risultato nell’arco del 2024, si renderebbero comunque necessari tagli dei tassi per 200-300 pb, in base dell’economia. Prevediamo che il contesto dei tassi di interesse a lungo termine sarà molto differente da quello degli anni successivi alla crisi finanziaria, con tassi nominali neutri intorno al 2-3 per cento.

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