Asset allocation, Cina: Pechino continua con le misure di allentamento mirate

A causa delle vacanze del capodanno cinese (dal 9 al 24 febbraio), i dati macroeconomici rilasciati dalle autorità di Pechino sono stati scarsi. Tuttavia, spiccano due dati. In primo luogo, la PBOC (People’s Bank of China, Central Bank) ha tagliato il Loan Prime Rate (LPR) a cinque anni di ben 25 punti base, portandolo al 3,95%. Allo stesso tempo, ha lasciato invariato il LPR a un anno al 3,45%.

Il LPR a cinque anni serve come riferimento per i tassi ipotecari; pertanto, il taglio è chiaramente destinato a sostenere il mercato immobiliare. Il tasso era già sceso di quasi 200 punti base dalla fine del 2021, ma le vendite di abitazioni sono rimaste deboli a causa della demografia, del rallentamento dell’urbanizzazione e della sfiducia nella capacità degli sviluppatori di garantire il completamento delle case prevendute. Pertanto, il taglio dei tassi da solo non basterà, ma in combinazione con gli sforzi per rafforzare il finanziamento degli sviluppatori (la tanto attesa “whitelist”) ci aspettiamo che il taglio contribuisca a mitigare le pressioni al ribasso, ma non vediamo un’inversione di tendenza fondamentale.

In secondo luogo, i viaggi per le vacanze di capodanno hanno raggiunto nuovi massimi dopo Covid, ma la spesa pro capite sembra essere rallentata. Pertanto, i consumi privati sembrano di supporto, ma non riusciranno da soli ad accelerare la crescita cinese. Ciò suggerisce anche che l’andamento dell’inflazione potrebbe rimanere morbido. Il Congresso nazionale del popolo cinese inizierà la sua riunione annuale il 5 marzo. Ci aspettiamo ulteriori misure di sostegno, ma non ci sono indicazioni di un pacchetto di stimoli di rilievo.

Dalla metà del 2023, la Cina ha praticato ripetutamente la deflazione. Il freno principale è dovuto ai prezzi dei generi alimentari, che ultimamente sono scesi del 5,9% su base annua, ma anche l’inflazione di fondo è stata solo dello 0,4% su base annua. Prevediamo che nel 2024 l’inflazione rimarrà bassa, intorno allo 0,4 per cento.

A cura di Christoph Siepmann, senior economist di Generali Investments

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