Macché elezioni. Ecco perché sale lo spread

Il debito consolidato della zona euro è sceso ai minimi da quattro anni nel terzo trimestre del 2016, scrive Jennifer Thomson di GaveKal Capital ripreso da www.sofiaconfidential.it. Il quadro europeo è interessante. Il debito è calato nel complesso al 90,1% del Pil nel periodo, con variazioni significative tra i vari Paesi membri dell’area. La Grecia resta vicina al 180% del prodotto interno lordo, superando di quasi tre volte limite del 60% indicato dalla Banca centrale europea. Danimarca e Svezia, entrambe con rapporto debito/Pil al 40%, sono gli unici due Paesi ad aver mantenuto costantemente il debito entro i parametri stabiliti dalla Bce. L’Irlanda è stata, per l’undicesimo trimestre consecutivo, lo Stato che ha contribuito maggiormente al calo, seguita dai Paesi Bassi, Germania, Danimarca e Svezia.

Un piccolo vantaggio, allora, l’avrà anche l’Italia, o no?. Macché il debito è a livelli altissimo e lo spread tra Btp e Bund è risalito a un passo da quota 180, come nei giorni immediatamente successivi al referendum costituzionale. Possibile che la decisione della Consulta sulla legge elettorale abbia gettato nel panico-da-elezioni il mercato? Probabile, ma poco possibile. Gli investitori istituzionali, quelli che comprano grossi stocks di debito pubblico, conoscono l’Italia sanno benissimo che le lezioni non sono dietro l’angolo. E poi, se anche lo fossero? Francia e Germania non hanno in previsioni analoghi e travagliati passaggi dalle urne?

I motivi del rialzo dello spread sono altri, anzi sono i soliti. E la risposta è sempre la stessa: l’enorme fardello debito pubblico rapportato al basso tasso di crescita del Paese. A ciò va aggiunta la pressione fiscale che impedisce al rapporto debito/Pil di scendere al di sotto di quota 132% e restando quindi secondo solo dietro a quello della Grecia. Ma lo spread appare anche condizionato dalle difficoltà del sistema bancario italiano – sanzionato di recente dall’agenzia di rating Dbrs – alle prese con problemi che non sono secondi a quelli di Germania, Francia i Olanda, ad esempio. Ma anche in questo caso, come per il debito pubblico, la mancanza di crescita di impieghi unita ai bassi tassi di interesse, non permette al sistema bancario tricolore di uscire dal pantano dei crediti deteriorati.

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