E’ tutto in proporzione, ma resta comunque una fregatura. Chi consuma meno elettricità, spende di più. Chi invece ne consuma di più , spende meno.
E’ la novità, dettata dalla riforma delle bollette elettriche varata dall’Authority, che attende chi è proprietario di una seconda casa.
Secondo le nuove norme sulle seconde case, aumenta il peso della quota fissa sugli oneri di sistema, quella voce delle bollette che serve a ripagare i costi degli incentivi alle rinnovabili o dello smantellamento del nucleare. La riforma, scrive il sito www.firstonline.info, è scattata dal 1° gennaio 2016 ma ha fatto sentire i suoi effetti in modo più stringente dal 1° gennaio di quest’anno quando la quota fissa sugli oneri di sistema è passata a 135 euro più Iva all’anno (secondo l’aggiornamento tariffario dei primi tre mesi), poi ridotta a 127,4 euro nel secondo e terzo trimestre.
Secondo un indagine condotta da Ref Ricerche per Sole 24 Ore le seconde case con consumi bassi si sono così trovate a pagare bollette superiori anche del 50%, mentre le seconde case con consumi alti pagheranno in media il 12% in meno rispetto al periodo ante-riforma.
La scelta, articolata dall’Authority su indicazione politica del governo, è molto chiara: nell’obiettivo di orientare le bollette al costo effettivo dell’energia, si è cercato di privilegiare le aziende energivore ed esportatrici; insieme alle famiglie meno abbienti o comunque residenti. A loro l’energia costa meno mentre ai non residenti, agli artigiani, professionisti e commercianti costa di più. Giusto o sbagliato non è così facile dirlo perché la transizione energetica in atto potrebbe alla fine se non proprio bilanciare il conto, almeno attenuarne gli effetti più sperequativi.