La crescita rallenta il passo

A cura di Marco Vailati, Responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda

Eurozona: dall’industria e dalla bilancia commerciale segni di crescita in decelerazione per il 3° trimestre I dati dello scorso trimestre confermano il miglioramento del mercato del lavoro, anche se i salari crescono in proporzione ancora poco. Le immatricolazioni di nuove auto hanno aumentato il tasso di crescita. La produzione industriale è cresciuta moderatamente m/m nonostante il calo di giugno. La media mobile trimestrale, che smussa la volatilità del singolo dato, resta in crescita, con anche accelerazione tendenziale. Tuttavia, se il passo di luglio dovesse essere confermato, la crescita trimestrale sarebbe solo pari a 1/6 di quella che nel 2° trimestre ha contribuito fortemente con +0.2% al +0.6% totale del Pil. Anche il surplus della bilancia commerciale, ancora elevato ma in contrazione, contribuisce a segnalare una possibile decelerazione della crescita nel trimestre in corso.

Usa: manifattura fiducia e lavoro forti con prezzi in rialzo ma vendite in calo (in parte per gli uragani) Nonostante non si siano ancora verificati i prospettati stimoli alla crescita e la riforma fiscale, l’ottimismo delle piccole imprese, dopo solo pochi mesi di parziale ritracciamento, si è riportato in prossimità dei massimi, spinto dalla forza dell’economia testimoniata dalla Manifattura di NY vicino al record. A causa della scarsità di offerta qualificata e anche se il dato è ancora antecedente agli uragani, il numero dei posti vacanti ha segnato il massimo dall’inizio della serie nel 2000, contribuendo a sostenere la fiducia. Gli effetti degli uragani hanno causato i primi segnali di rialzi dei prezzi e contribuito in parte alla debolezza delle vendite, che nell’ultimo bimestre crescono a un tasso annualizzato pari a solo 1/3 di quello del 2° trimestre. Questo ha instillato nel mercato qualche dubbio sui tempi più opportuni per l’avvio della riduzione del bilancio e il prossimo rialzo tassi prospettati dalla Fed entro fine anno.

Regno Unito: la Brexit alimenta l’inflazione ma i salari crescono poco nonostante il pieno impiego. BoE ferma ma “minacciosa” Gli indici dei prezzi hanno registrato un’accelerazione superiore alle attese, sia globale sia base. L’indice base ha segnato la massima variazione a/a dal 12/11, ben superiore all’obiettivo della Banca d’Inghilterra del 2%. L’aumento degli indici dei prezzi è una conseguenza della svalutazione della sterlina. Il mercato del lavoro si è confermato forte, con la disoccupazione ai minimi dal 1975 ma senza pressione salariale. L’aumento dell’inflazione ben superiore ai salari accentua la riduzione del potere d’acquisto reale delle famiglie, che sta inducendo un rallentamento del Pil. Di fronte al dilemma tra sostegno domanda e contenimento prezzi, la Banca d’Inghilterra ha mantenuto invariata la sua politica monetaria, precisando però che se lo sviluppo dell’economia proseguirà come nelle previsioni centrali dell’Inflation Report di agosto sarà necessaria una stretta monetaria maggiore di quella scontata attualmente dai mercati.

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