Marx, Monti e l’asino di Buridano

Karl Marx e le sue teorie sono in soffitta, ma anche il ventunesimo secolo si porta dietro l’eterno conflitto ereditato dal Novecento, ossia quello tra lavoro e capitale. Con il governo di Mario Monti e i tecnicismi applicati alla vita di tutti i giorni, questo emerge ancora di più. E mentre in Europa non si aggira più il fantasma del marxismo, in Italia resta un dubbio, ossia che a pagare siano sempre i soliti.

E questo “dubbio” super Mario non è riuscito a dissiparlo, nonostante i positivi risultati conseguiti. Anzi l’ha esasperato proponendo, nella modifica dell’articolo 18, un’insindacabile possibilità di licenziare per motivi economici. Il “dubbio”, purtroppo, trova fondamento nel fatto che nei Paesi industrializzati risulta vincente una linea di politica economica (austerity) che non lascia molti spazi a chi vive di lavoro, perché il potere del capitale finanziario si è ulteriormente rafforzato, con notevoli riduzioni delle prestazioni sociali e dell’intervento pubblico redistributivo.

Una situazione che l’Italia difficilmente continuerà a reggere, nonostante la fantasia e la capacità di arrangiarsi nelle situazioni difficili dei suoi abitanti. Anche due economisti importanti come Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, domenica scorsa sul Corriere della Sera, hanno sostenuto che l’eccessivo peso fiscale sta diventando una trappola e che il conseguimento del pareggio di bilancio in un tempo di recessione come questo rischia di impoverire troppo il Paese.

Bisogna quindi procedere al più presto nelle politiche dei tagli alla spesa pubblica, cosa che anche il governo Monti ha fatto in maniera minima. In sostanza, un’eccessiva politica europea di rigore senza sviluppo forse porterà l’Italia a non fare la fine della Grecia ma probabilmente quella dell’asino di Buridano, che quando aveva imparato a vivere senza mangiare, morì. Super Mario, quindi, deve dare prova di essere uno statista e non solo uno straordinario risanatore di conti pubblici. Per evitare il diffondersi di un malcontento incontrollabile, deve agire, con immediatezza, su due fronti: 1) quello esterno, chiedendo con forza all’Europa misure concrete per la crescita (eurobond); 2) quello interno, intervenendo sulle banche perché riprendano a fare credito, eliminando gli inaccettabili ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e allentando il patto di stabilità ai Comuni per rimettere in moto i circuiti locali di investimenti pubblici.

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