Da 22,4 a 0,4 euro: l’amara storia di Mps in borsa

TUTTO NACQUE NEL 2008 – In principio fu l’aumento di capitale da 5 miliardi di euro lanciato da Mps nel 2008 (per rilevare Antonveneta da Banco Santander), a fronte di una capitalizzazione ex-ante di 5 miliardi di euro. Poi arrivò il crack Lehman Brothers e la festa finì bruscamente, con lo stato chiamato in soccorso che sottoscrisse 2 miliardi di “Tremonti bond” per iniettare mezzi freschi. Successive svalutazioni richiesero nel 2011 il lancio di una nuova ricapitalizzazione per 2,15 miliardi per rimborsare proprio i “Tremonti bond”, che però vennero sostituiti, nel 2012, da 4 miliardi di “Monti bond” (2 miliardi per rimborsare i precedenti titoli, 2 miliardi per rafforzare il capitale della banca).

15 MILIARDI BRUCIATI IN POCHI ANNI – Nel 2014 arriva un nuovo aumento di capitale, inizialmente stimato in 3 miliardi ma poi portato a 5 miliardi per consentire il rimborso per cassa di 3 dei 4 miliardi di “Monti bond”. Infine la previsione di un ulteriore aumento da massimi 2,5 miliardi nel 2015, per ottemperare alle richieste di rafforzamento del capitale emerse dopo gli stress test della Bce e rimborsare i residui “Monti bond”. Ma anche questi potrebbero non bastare e salire a 3-3,5 miliardi. Nel frattempo la capitalizzazione di Mps in borsa è crollata a 2,2 miliardi. Come dire che di 17,15 miliardi di euro di valore tra il 2008 e oggi (quindi non tenendo conto dell’aumento in arrivo nei prossimi mesi) la banca senese ne ha finora bruciati poco meno di 15 miliard: quanto tre anni di Imu sulla prima casa, o un anno e mezzo di bonus da 80 euro per fare un raffronto sia pure improprio.

DAL 2008 A OGGI CALO DEL 98% IN BORSA – Difficile dunque dare torto agli investitori che oggi preferiscono vendere il titolo, temendo appunto un aumento di capitale superiore alle previsioni fin qui formulate e dunque ulteriormente diluitivo. In tarda mattinata Mps, su cui da un paio di giorni è scaduto il divieto di vendita allo scoperto, passa di ano a 40,66 centesimi per azione, con poco meno di 100 milioni di pezzi già scambiati. Nell’ultima settimana le quotazioni sono già calate del 15,65%, da inizio 2014 del 7,66%, sui 12 mesi del 58,29%. Rispetto ai picchi storici di 22,47 euro abbondanti toccati nel maggio 2007, il crollo è stato superiore al 98%. A volte il mercato è un crudele maestro.

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