G20, aumentano le preoccupazioni per i tassi d’interesse negativi

A cura di Christopher Chu, Fund Manager, Azionario Asia, Union Bancaire Privée

La riunione del G20 di Shanghai si è conclusa con poco da mostrare; anche se era esattamente ciò che ci si aspettava. In linea con altre riunioni di leader finanziari globali, il gruppo ha riconosciuto che mentre l’economia mondiale continua a espandersi al di sotto del trend di crescita, la situazione non è così tanto drammatica da dover ricorrere ad azioni coordinate.
Quanto al meeting, il governatore della People’s Bank of China (PBoC), Zhou Xiaochuan, ha attirato gran parte dell’attenzione dato che il summit si è tenuto proprio in Cina. Sono emersi dubbi su come la PBoC avrebbe messo in equilibrio i tassi di cambio e i tanto necessari programmi di riforma. Prevedibilmente, Zhou ha ribadito che non vi era alcuna base per un continuo indebolimento dello yuan e che non avrebbe sostenuto le esportazioni con svalutazioni competitive.
Viceversa, il crescente utilizzo di tassi di interesse negativi come una forma di politica monetaria volta a stimolare la crescita sembra aver messo in secondo piano la Cina e lo yuan. Ciò è stato ampiamente riassunto dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, il quale ha dichiarato che “il modello di crescita basato sul finanziamento del debito ha raggiunto il limite”, e l’adozione da parte delle banche centrali di politiche caratterizzate da tassi d’interesse negativi diventerà un tema ricorrente e importante.
Le implicazioni sono significative. Innanzitutto, da un punto di vista economico, tassi d’interesse negativi sono visti come politiche irragionevoli, poiché contrastano l’idea che il valore futuro del denaro debba essere maggiore del suo valore attualizzato. In secondo luogo, il funzionamento delle banche diminuisce poiché rinunciano ai costi di deposito per evitare prelievi.
Come altre economie, anche la Cina avrà bisogno di navigare in questa situazione. Dopo la chiusura dei mercati del lunedì successivo al summit del G20, la PBoC ha tagliato il coefficiente di riserva obbligatoria di 50 punti base, una mossa percepita come una sorpresa, vista la tempistica della decisione. Con il rilascio di una stima di 700 miliardi di yuan nel sistema bancario, la mossa della PBoC è vista come un’estensione dell’allentamento di politica monetaria, anche se l’iniezione di liquidità probabilmente compensa alcune operazioni di mercato aperto che dovrebbero maturare più tardi. Ciò sembra suggerire che la PBoC sia focalizzata sulle politiche interne, che dovrebbero essere gradite agli investitori.
Il prossimo appuntamento principale per la Cina sarà l’annuale Assemblea Nazionale del Popolo (ANP), in programma a inizio marzo. Le autorità centrali dovrebbero rivedere le previsioni di crescita da “circa il 7%” a una stima stabilizzata tra il 6,5 e il 7%. Non è atteso uno stimolo in larga scala. Tuttavia, in seguito ai commenti rilasciati da Zhou durante il meeting, non dovrebbe sorprendere vedere la PBoC compensare misure anticicliche, affrontando le riforme dal lato dell’offerta. La riunione dell’ANP probabilmente fornirà al mercato maggiore chiarezza sulle idee della banca centrale cinese, tanto più che in questo incontro non saranno presenti gli altri 19 membri del G20.

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