Grecia, Turchia, Europa dell’Est: gli emergenti “vicini”

A cura di Raiffeisen Capital Management
Turchia. I dati sulle partite correnti e sull’inflazione hanno sorpreso positivamente nell’ultimo periodo. Come previsto, la banca centrale ha abbassato il tasso d’interesse superiore del suo corridoio dei tassi dal 10,5% al 10%. La lira, le obbligazioni e le azioni hanno avuto una reazione positiva. Il mercato azionario già da mesi si sta mostrando inaspettatamente solido, il che sorprende ancora di più, dato che la situazione fondamentale dell’economia turca sembra tuttora essere abbastanza vulnerabile. Le riserve in valuta estera sono diminuite sostanzialmente e hanno raggiunto un livello molto basso, in particolare a causa degli interventi a sostegno della lira. Per ridurre gli effetti negativi di questi interventi sul circuito monetario locale, la banca centrale ha iniettato ulteriore liquidità nel sistema finanziario. Malgrado ciò, i tassi sui crediti in Turchia non sono diminuiti molto, nonostante diversi tagli dei tassi della banca centrale.
L’impegno della banca centrale di una politica monetaria rigorosa è stato accolto positivamente dai mercati, ma osservando con più attenzione la dichiarazione delle autorità monetarie turche si rivela in gran parte una retorica senza sostanza. Nonostante l’inflazione a due cifre e una forte crescita dei salari, la banca centrale turca continua a iniettare grandi quantità di liquidità nel sistema finanziario e più volte ha tagliato i tassi d’interesse. Ciò non è una politica monetaria rigorosa, ma piuttosto populistica con possibilità di ripercussioni negative significative nel lungo periodo. È interessante notare che finora i mercati finanziari hanno ignorato tutto ciò; le azioni in valuta locale non sono molto distanti dai loro massimi di sempre.
D’altra parte, si stanno mostrando, però, anche delle crepe nel sistema finanziario. Le banche, ad esempio, finora o non erano disposte o in grado di trasferire i tagli dei tassi della banca centrale ai clienti privati, e ciò dopo anni di enorme boom del credito. Negli ultimi 14 anni l’importo dei prestiti è cresciuto dal 14% del PIL al 75%. Ciò potrebbe comportare problemi nei prossimi trimestri o anni, sia per la lira sia per il mercato azionario, il quale a sua volta viene fortemente dominato dai titoli bancari. A livello di politica interna il paese sta andando sempre più verso l’islamizzazione e l’ allontanamento dalla costituzione laica dell’era Atatürk. Di conseguenza dovrebbe rafforzarsi ancora di più la polarizzazione nel paese.
Grecia. Soltanto un anno dopo la quasi bancarotta, la Grecia rischia di nuovo il tracollo finanziario; e ciò era del tutto prevedibile. Ancora una volta si richiedono ulteriori misure di austerity alla Grecia che dovrebbero essere varate dal parlamento in anticipo, per poi entrare in vigore automaticamente in caso di bisogno. Ciò sarebbe, però, in contrasto con la costituzione greca. Nel frattempo, l’assurdità e la mancanza di aderenza alla realtà delle richieste e delle modellazioni dell’Eurogruppo vengono sempre più spesso tematizzati persino dal terzo membro della “troika”, il FMI. I tagli previsti, da un lato, non basteranno per arrestare la dinamica d’indebitamento e, dall’altro, senza una riduzione del debito la Grecia non potrà e riuscirà a riprendersi.
Dato che resta incerto, in quale misura siano in realtà effettivamente raggiungibili gli obiettivi ambiziosi di risparmio, anche se le misure necessarie dovessero essere decise a livello politico e implementate ad Atene. Cosa che non è per nulla sicura. La maggioranza di governo in parlamento è estremamente scarsa e la capacità di soffrire della popolazione dopo oltre 5 anni di depressione economica è giunta al limite della sopportazione. La richiesta del FMI di un taglio del debito o una proroga dei debiti insieme a una riduzione dei tassi d’interesse viene ancora rifiutata dai sostenitori della linea dura dell’Eurogruppo, senza i quali, però, il FMI non vuole partecipare a nessun altro programma. Questa combinazione esiste praticamente già da luglio 2015, da allora la situazione in sostanza non è cambiata.
CE3 – Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria. L’economia dei paesi CE3 continua a crescere; la dinamica dovrebbe essere, tuttavia, leggermente diminuita nel primo trimestre del 2016 rispetto al quarto trimestre del 2015. La regione continua a trarre vantaggio dai prezzi più bassi delle materie prime, da una domanda interna solida e dall’ulteriore ripresa nella zona euro.
I recenti dati congiunturali della Polonia sono stati, tuttavia, piuttosto deludenti e indicano un andamento congiunturale più debole. Come previsto, la banca centrale ha lasciato invariati i tassi guida ad aprile. Continua intanto la tendenza deflazionistica, l’inflazione è scesa ulteriormente e ora si trova a meno 0,9% p.a.
Dopo l’inatteso taglio dei tassi di marzo, le autorità monetarie ungheresi hanno abbassato ancora una volta il tasso guida ad aprile. Il taglio dall’1,20 all’1,05% questa volta era stato, comunque, previsto da tutti.
Nella Repubblica Ceca diversi indicatori anticipatori segnalano che l’economia si trova ancora in buona salute; per il 2016 si prevede una crescita reale di circa 2,6%.

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