Il mercato chiede, la Bce risponde

C’era molta attesa su quello che la BCE avrebbe fatto in risposta al recente rialzo dei tassi di mercato. Il rialzo di 60 punti base dei tassi d’interesse negli Usa è chiaramente stato il trend di mercato più importante delle scorse settimane. Anche in Europa i tassi d’interesse sono saliti, pur se in misura minore che negli Usa. Ad esempio, da inizio anno il decennale Bund è salito di circa 20 basis point, a -0.35%.

E allora perché c’era tanta attesa su quello che avrebbe detto la BCE? “Per due ragioni – avverte Pasquale Diana, Senior Macro Economist di AcomeA SGR
in primo luogo, perché mentre l’economia Usa può facilmente giustificare un movimento al rialzo dei tassi d’interesse, lo stesso non si può dire per la zona euro, almeno per adesso. Si è aperto un gap importante per quanto riguarda sia la rapidità delle vaccinazioni, che l’entità dello stimolo fiscale. In altre parole, si prefigura una chiara outperformance dell’economia Usa su quella Europea nei prossimi trimestri. In secondo luogo, i recenti commenti da parte di vari rappresentanti della BCE non lasciavano trasparire un’unità di vedute sul tema, e gli acquisti settimanali nel PEPP erano rimasti sorprendentemente modesti (ca 12 mld a settimana) a fronte del rialzo dei tassi. In sostanza, il mercato chiedeva chiarezza”.

Come vede la BCE questo rialzo dei tassi? Con indifferenza o preoccupazione? “La risposta ricevuta è forte e chiara – evidenzia Diana – la BCE ha annunciato che il Consiglio ha deciso che gli acquisti nel PEPP aumenteranno in maniera significativa nel prossimo trimestre, in altre parole, la BCE vuole tenere i tassi sotto controllo”.

Quanto può aggiungere ai suoi acquisti la BCE? “Il PEPP – sostiene Diana – è uno strumento molto flessibile. La BCE potrebbe aumentare gli acquisti in maniera importante tra adesso e giugno, per poi diminuirli di nuovo da luglio in poi. Ad esempio, al ritmo attuale (ca 50mld al mese), la BCE rimarrebbe ca 350-400mld al di sotto del limite attuale (1,850 miliardi entro marzo 2022). Quindi, c’è spazio per un aumento degli acquisti di ca 30mld al mese, rispetto ai 50 attuali. Questo rappresenta un supporto importante per il mercato obbligazionario, particolarmente alla luce del fatto che la BCE può aumentare il PEPP se lo giudica necessario”.

Rimangono ambiguità sul fronte dei parametri, ma la BCE non può e non vuole scoprire le sue carte, sottolinea inoltre l’ecomista di AcomeA Sgr:  la BCE si riferisce alla necessità di preservare condizioni finanziarie favorevoli, ma la Lagarde è rimasta ancora una volta vaga nel corso della conferenza stampa. Queste condizioni finanziarie includono rendimenti governativi, corporativi, condizioni creditizie. In sostanza, la BCE non guarda un singolo indicatore e mantiene enorme discrezionalità. La Lagarde ha precisato che la BCE non è legata a rigidi targets (ad es. Yield Curve Control).

Le nuove previsioni macro: dov’è l’inflazione?

“Le nuove previsioni macroeconomiche chiariscono – afferma Diana – come mai la BCE contempla ulteriore stimolo monetario. La crescita del PIL è prevista al 4% nel 2021, 4.1% nel 2022 e 2.1% nel 2023 (in precedenza: 3.9%, 4.2%, 2.1%). L’inflazione rimane ben al di sotto del target, al 1.5% nel 2021, 1.2% nel 2022 e 1.4% nel 2023 (in precedenza: 1%, 1.1%, 1.4%). In altre parole, nonostante i tassi prossimi allo zero e un’espansione di liquidità senza precedenti, la BCE vede l’inflazione ben al di sotto dell’obiettivo del 2% nel medio periodo”.

La grande divergenza: la Fed e il dollaro

“Per quanto rimanga ambigua sul tema delle “condizioni finanziarie”, la decisione di aumentare gli acquisti nel PEPP indica con forza che la BCE vuole tenere i rendimenti sotto controllo. La prossima settimana vedremo qual è il messaggio che la Fed decide di mandare ai mercati. Per adesso, i fondamentali macro logicamente sembrano favorire un continuo ampliamento del differenziale di tassi a 10 anni Usa-Europa, e un conseguente possibile rafforzamento del dollaro sull’euro” concluede Diana.

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