Mercati azionari di nuovo in ribasso: ecco i perchè

Dopo cinque settimane di luna di miele estiva, i mercati azionari tornano a vedere rosso complice venerdì anche una importante scadenza opzionaria sui listini
americani che ha implicato la movimentazione di circa due trilioni di usd tra
put e call.

Il movimento estivo che ha visto recuperare una capitalizzazione complessiva pari a sette trilioni di dollari da parte dell’azionario globale (con l’S&P500 che ha contestualmente ridotto la sua flessione rispetto ai minimi di giugno dal 23% all’11%) va inevitabilmente a collidere con l’importante agenda macro di questa settimana, che oltre a dati di peso quali indici PMI in USA ed Europa, ordini di beni durevoli USA, PIL tedesco ed americano, ci riserva il sempre importante simposio dei banchieri centrali che si aprirà giovedì a Jackson Hole, con l’attesissima audizione di Powell venerdì che sarà chiamato a dipanare le incertezze relative alle prossime mosse della Banca centrale americana.

Dopo un periodo che ha visto una certa compiacenza da parte degli investitori nei confronti della FED, con una meno che celata convinzione che il ritmo delle politiche restrittive potesse significativamente ammorbidirsi a settembre di fronte alle istanze recessive mostrate dall’economia, si torna a temere una politica intransigente nei confronti dell’inflazione, a quanto pare corroborata dalle più recenti dichiarazioni dei membri del FOMC ed ulteriormente esasperata da un processo di riduzione del bilancio della FED, che va sotto il nome di Quantitative Tightening, che già iniziato in maniera soft nel mese di giugno, da un livello pari a 8,9 trilioni di dollari di assets complesssivi, potrebbe accellerare significativamente, portando il ritmo del
disimpegno a 1,1 trilioni di usd all’anno.

A gettare nello sconforto gli investitori sul potenziale arretramento delle spinte inflattive, indubbiamente anche linatteso dato sui prezzi alla produzione in Germania che ben lungi dal reffreddarsi fanno segnare a luglio una ulteriore accelerazione rialzista portandosi ad un nuovo record pari al 37,2% su base annua.

In questo scenario, il dollaro di fatto si riporta sui recenti massimi di periodo, negoziando sul limitare della parità contro euro. Sul versante del reddito fisso, a fronte di un ulteriore salita dei rendimenti nei decennali americani, riscontriamo un
posizionamento specualtivo ribassista da parte dei fondi di investimento su tutto lo spettro di scadenze dei Treasury che è il più significativo dal 2018.

In ambito materie prime, mentre il gas continua a registrare nuovi record (e
non solo in Europa ma anche in Asia), complice una ennesima interruzione delle forniture da parte di Gazprom legate a interventi di manutenzione, le quotazioni del greggio rimangono depresse sui recenti minimi di sei mesi, in attesa di valutare il potenziale impatto di un possibile accordo sul nucleare con l’Iran oltre ovviamente alle ripercussioni sulla domanda, specie di marca cinese, derivante dalle recenti correnti recessive.

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim

 

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