È accordo sul debito Usa, ma ecco cosa può accadere ora

Accordo sul debito Usa. Che cosa significa in concreto e quali ricadute può avere per il resto del mondo?

Il presidente Biden e il presidente della Camera McCarthy hanno raggiunto un accordo di principio per aumentare il tetto legale del debito, ma ora il Congresso deve affrettarsi ad approvare il pacchetto di tagli alla spesa nel giro di pochi giorni per evitare un default dell’economia, potenzialmente disastroso.

Siamo convinti che l’accordo rischi di far arrabbiare tutti, sia la parte democratica che quella repubblicana. I membri di entrambi i partiti politici hanno infatti espresso inquietudine per l’accordo. A destra, alcuni repubblicani pensano che non vada abbastanza lontano nel contenere la spesa. E dall’altra parte, alcuni democratici non sono contenti dei requisiti di lavoro extra per alcuni beneficiari di sussidi. Quindi l’accordo raggiunto non è una garanzia che il disegno di legge passerà attraverso il Congresso senza intoppi.

Sarà necessario il sostegno di entrambe le parti per ottenere l’approvazione del Congresso prima di un previsto default del governo del 5 giugno. L’accordo rappresenta un compromesso e come tutti i compromessi significa che non tutte le parti in campo ottengono ciò che vogliono. Biden ha definito l’accordo una buona notizia per il popolo americano (del resto non è che poteva dire altrimenti), perché previene quello che avrebbe potuto essere un default catastrofico che avrebbe portato a una recessione economica, conti pensionistici devastati e milioni di posti di lavoro persi.

Non ci sembra tuttavia che l’accordo affronti lo squilibrio di spesa a lungo termine del Governo, ma lo rinvii. Il deficit di bilancio primario – il deficit meno gli interessi dovuti sul debito passato, metrica corretta su cui concentrarsi per raggiungere la stabilità fiscale – si attesta al 3,27% del PIL. Mettere il disavanzo di bilancio primario su un percorso verso un tasso più sostenibile nell’intorno del 2% nel prossimo decennio è qualcosa che l’autorità politica potrebbe realizzare al di fuori di una crisi non necessaria ed indotta artificialmente.

Al centro del pacchetto c’è un accordo di bilancio biennale che manterrebbe la spesa stabile per il 2024 e la aumenterebbe dell’1% per il 2025 in cambio dell’aumento del limite del debito per due anni, spingendo la questione politica instabile oltre le prossime elezioni presidenziali.

Sulla base dell’esperienza degli stalli del tetto del debito del 2011 e del 2019, riteniamo possibile che il Congresso “corteggerà” il default, magari mettendo a rischio la stabilità economica nazionale e internazionale, prima di concludere definitivamente un accordo.

Cosa accadrebbe se il Congresso non dovesse ratificare l’accordo?

Per comprendere meglio i rischi reali e sostanziali, dobbiamo necessariamente rifarci a due scenari per stimare i probabili esiti su occupazione, crescita e inflazione. In entrambi gli scenari, il rating del credito Usa verrebbe declassato, il dollaro verrebbe messo a rischio e il costo del debito aumenterebbe sia per il settore privato che per il Governo. Inoltre, le piccole e medie imprese che costituiscono la spina dorsale dell’economia americana, incapaci di assorbire tale shock, subirebbero un danno irreparabile.

Il primo scenario è un default tecnico, definito come un periodo prolungato di mancato pagamento di alcuni o tutti i debiti degli Stati Uniti. Un default tecnico di questo tipo raddoppierebbe l’attuale tasso di disoccupazione dal 3,4% a quasi il 7%, farebbe precipitare l’economia in recessione entro sei mesi e, dopo un breve periodo di disinflazione, provocherebbe un’ondata di inflazione più persistente accompagnata da un deterioramento della condizione fiscale dell’economia.

Il secondo scenario sarebbe un default effettivo, in cui il Governo, senza soldi, smette di pagare i suoi obblighi. Sarebbe una catastrofe economica senza limiti. La disoccupazione aumenterebbe oltre il 12% nei primi sei mesi, l’economia si contrarrebbe di oltre il 10%, innescando una recessione profonda e duratura e l’inflazione salirebbe verso l’11% nel corso del prossimo anno.

Perché il limite sul debito è così divisivo per gli Usa?

Il dibattito sul limite del debito evidenzia una delle differenze ideologiche fondamentali tra i due maggiori partiti politici statunitensi. I repubblicani vedono con scetticismo la spesa pubblica. Per loro, l’aumento del debito nazionale è la prova di un governo fuori controllo. Sebbene la politica del rischio calcolato sul limite del debito sia una strategia relativamente nuova per il partito, molti repubblicani ritengono che sia necessaria perché l’attuale corso della nazione alla fine porterà alla rovina economica e sociale. I democratici, nel complesso, vedono il potere del governo nazionale come una forza positiva, un mezzo per migliorare la vita degli americani e correggere i torti storici. Vedono aumentare il limite del debito quando necessario come pulizia necessaria per mantenere il funzionamento del Governo.

A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim

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