Quella resistenza dell’S&P500…

A cura di Giuseppe Sersale, Anthilia Sgr
Tassi e vendite auto US pesano sul sentiment nella prima giornata del secondo trimestre.
Il trimestre si è aperto con un tono quieto in Asia, anche perchè i mercati locali cinesi erano chiusi per festività. Non che le notizie siano mancate, in generale:
** nel week end il PMI markit manifatturiero di marzo non ha confermato la forza di quello ufficiale (51.2 da prec 51.7 vs attese per stabilità). Il calo è comune ai principali sottoindici, con una sostanziale tenuta dei new orders (52.7 da 53) e un bel calo degli export orders a 51.9 da 53.8 di febbraio). In rallentamento anche i sottoindici degli input e output prices. Il PMI markit è più focalizzato su aziende medie rispetto a quello ufficiale dominato dalle aziende statali. Il dato sugli export orders indica calo domanda globale, ma è davvero il primo sentore in questo senso.
** Sempre nel week end la People Bank of China ha alzato di 20 bps il tasso della sua overnight facility e di 10 bps il tasso a 7 giorni e quello a un mese rispettivamente a 3.45% e 3.8%. Insomma continua il pressing sul credito.
** Il Governo Cinese ha annunciato l’intenzione di costruire un intero nuovo distretto vicino a Pechino, con l’intenzione di ripetere l’esperienza di Shenzen e Pudong. Quindi un programma ambizioso che secondo alcuni potrebbe essere l’inizio di una nuova strategia volta a stimolare la crescita tramite un nuovo piano urbanistico. Vedremo.
** Tanto per rendere più rilassato il clima del suo summit col Presidente Cinese Li previsto per questa settimana, Trump ha dichiarato nel week end che se la Cina non si farà carico della situazione nordcoreana, ci penserà lui.
** riguardo il resto delle survey dell’area,  il Tankan trimestrale giapponese ha mostrato un incremento dell’attività economica, segnando il massimo da 18 mesi, ma ha deluso il consenso che vedeva un incremento più elevato (a 14 vs il 12 uscito per il dato delle grandi aziende). Buono il PMI manifatturiero indiano (52.5 da 50.7), in calo ma da livelli elevatissimi quello australiano (a 57.5 da 59.3), a deludere è quello coreano (48.4 da 49.2), il che, se vogliamo, conferma i dubbi sulla domanda globale sollevati dal sottoindice export cinese, vista la vocazione dell’economia coreana.
La seduta europea di ieri è inizialmente partita con un buon tono, cosi come si era conclusa venerdi. Le revisioni dei PMI manifatturieri di marzo non hanno modificato granchè il quadro. Unica cosa, è emerso che nella periferia europea, il lieve rallentamento evidenziato dai dati flash è da attribuire alla Spagna (53.9 da 54.8 e vs attese per 54.7), mentre l’Italia ha figurato decisamente bene (55.7 da 55 e vs 55.1 atteso) segnando il nuovo massimo da dicembre 2015.
Peraltro, i bonds core hanno rapidamente ripreso la loro marcia, favoriti da una serie di catalyst vecchi e nuovi:
** la pubblicazione sul sito ECB di un intervista di Praet in cui ha ribadito che il Governing Council non ha alcuna intenzione di cambiare messaggio.
** Il reinvestimento progressivo della liquidità della TLTRO
** gli strascichi dei dati di inflazione deludenti della scorsa settimana
** l’attentato in Russia
Le banche europee non hanno gradito ovviamente il calo dei rendimenti su tutta la curva, e hanno finito con il trascinare giù gli indici, che sono arrivati al pomeriggio in leggero territorio negativo. Relativamente agli spreads, la concomitanza dell’inizio della riduzione degli acquisti ECB (da 80 a 60 bln ) e il sentiment in deterioramento hanno prodotto pressioni in allargamento più o meno ovunque, tranne sulla carta portoghese.
Sul fronte macro in US nessuna grossa sorpresa: l’ISM manufacturing ha lievemente ripiegato in linea col consenso (57.2 da 57.7) restando su livelli assai elevati, mentre la revisione del PMI markit ha confermato una lettura più bassa (53.3 da 53.4 del dato flash, e 54.2 di febbraio).
Peraltro, le vendite d’auto di marzo, con circa l’80% dei costruttori che ha riportato, risultano in calo del 5% vs attese di stabilità, e il mese promette di essere il peggiore da 3 anni, a 16.5 mln di pezzi annualizzati (vedremo il consuntivo stasera). Cosi alla scarsa vena del settore bancario US (perche  anche i tassi treasury non fanno che scendere) si è aggiunta la zavorra di quello auto (-3% mentre scrivo) e il passaggio in negativo di Wall Street ha sigillato una chiusura negativa per l’Europa.
Sul fronte tecnico, il messaggio della seduta di ieri è che la resistenza che l’S&P 500 incontra in area 2365-70 (media mobile 20 gg e congestione di metà marzo) sta facendo il suo mestiere. L’Eurostoxx, che ha rifilato da fine febbraio oltre 5 punti  all’azionario US (vedi grafico del ratio tra i 2 indici) , nel breve ha esaurito la capacità di outperformare, e resta un po’ alla mercè degli umori US.
Lampi di Colore 565

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