Le bolle che minacciano i mercati finanziari

di Marcello Gualtieri

 

I Bitcoin e le altre cripto-attività (che non possono essere chiamate cripto valute) non sono una moneta e mai lo saranno. Non ne possiedono intrinsecamente le caratteristiche e non hanno un utilizzatore finale naturale com’è invece per qualunque moneta o valuta.

 

La classificazione

Molto opportunamente la Banca d’Italia ha disposto che questi strumenti devono essere classificati nei bilanci tra le “attività immateriali” o tra “le rimanenze” e non tra le “attività finanziarie” in quanto non sono uno strumento finanziario: “per assenza di valore intrinseco, per l’indeterminatezza del loro prezzo, per la non controllabilità da parte del regolatore”. Sono attività senza sostanza fisica, identificabili, trasferibili, ma rigorosamente non-monetaria.

Tuttavia, queste cripto attività – Bitcoin in primis – continuano ad attrarre una massa crescente e impressionante di liquidità, spingendo le quotazioni e valori stratosferici e completamente slegati da qualunque valore reale. Aldilà dell’ampia volatilità quotidiana, la quotazione del Bitcoin è cresciuta nell’anno della pandemia di oltre il 700%, senza alcuna ragione economica; il gigantesco piano di aiuti da 1.900 miliardi di messo in campo da Joe Biden rischia di suonare come musica per gli operatori più spregiudicati.

 

Limiti a Oriente

Cina e India, sia pure per motivazioni diverse, hanno annunciato drastiche limitazioni nel possesso, trasferimento e uso delle cripto attività. I provvedimenti riguardano 2,5 miliardi di abitanti del pianeta e non può essere ignorato. Lo scoppio della bolla speculativa – quale è di fatto ogni cripto attività- colpirà, come noto, non solo gli incauti investitori, ma l’intero settore finanziario, drogato dalla immensa liquidità pompata nel sistema negli ultimi anni dalle Banche Centrali.

 

Due strade

Cosa fare per evitare che lo scoppio della bolla trascini con sé l’auspicabile, prossima ripresa post- Covid? Sostanzialmente le strade percorribili sono due. La prima. Poiché tutte le transazioni in criptoattività passano attraverso il canale finanziario tradizionale, queste ultime potrebbero essere per legge bloccate, con le tecnicalità necessarie per non provocare lo scoppio della bolla.  La seconda: ricondurre le cripto attività all’interno di un monopolio pubblico, vietando l’attività di creazione ai privati. La soluzione potrebbe anche essere un mix delle due strade. Entrambe comunque passano per un accordo molto complesso a livello mondiale, come minimo a livello di G20 e più tardi si interviene e più difficile sarà garantire una uscita ordinata. Si è già lasciato troppo tempo e spazio ad una attività molto più che speculativa e priva di qualunque utilità per l’economia reale.

 

 

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!