Azimut multinazionale del risparmio, il 15% di masse all’estero nel 2019

CRESCITA ALL’ESTERO – Il gruppo Azimut punta a diventare una vera e propria “multinazionale del risparmio”, nella convinzione che diversificare all’estero sia fondamentale per trovare lo spazio necessario a incrementare il business. Secondo quanto emerge dall’ultimo piano industriale del gruppo presieduto e guidato da Pietro Giuliani, a fine 2019 la quota di asset gestiti fuori dall’Italia dovrebbe essere pari al 10-15% su un obiettivo di masse complessive pari a 50 miliardi di euro: si tratta di una cifra intorno ai 7,5 miliardi di euro di masse all’estero. Ad oggi, ricorda Il Sole 24 Ore, Azimut è già presente a Hong Kong, Shangai, Singapore, Taiwan, Australia e Turchia, ha attività nel Principato di Monaco, in Lussemburgo e in Svizzera e delle controllate in Messico e Brasile.

OBIETTIVO DI RACCOLTA NETTA – Quanto all’approccio sul mercato domestico, nel 2014 il gruppo ha investito circa 25 miliardi di euro nel mondo del venture capital e del private equity. E punta a chiudere l’anno con una raccolta netta oltre 5,5 miliardi di euro (considerati anche gli 1,3 miliardi legati alle acquisizioni) e masse intorno ai 30 miliardi.

ACCORDO CON L’AGENZIA DELLE ENTRATE – Intanto Azimut ha fatto sapere di aver raggiunto un accordo con l’Agenzia delle Entrate per la “definizione di ogni controversia derivante dai processi verbali di constatazione notificati fra il 2010 e il 2013”. Sulla base dell’accordo, il gruppo si impegna a pagare, tra maggiori imposte e sanzioni, un importo complessivo pari a circa 105,9 milioni di euro (oltre agli interessi di legge per circa 11,9 milioni di euro), relativo ai periodi d’imposta dal 2001 al 2013. Il gruppo ricorda di aver già accantonato circa 34,1 milioni di euro tra imposte e oneri. Inoltre, la presenza di perdite fiscali pregresse limiterà l’esborso finanziario complessivo a circa 91,8 milioni di euro.

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