Rivalutazione dei libretti bancari e postali antichi, c’è chi ci specula…

DOMANDA – Un mio cliente nel 2011 aveva aderito a una causa collettiva che era stata promossa per i libretti postali antichi con l’obiettivo di ottenere il pagamento di una forte somma. Versò centocinquanta euro e non ne seppe più nulla. Ora gli è arrivata una citazione in giudizio di un avvocato secondo la quale dovrebbe pagare circa tremilacinquecento euro per una parcella che non gli era stata prospettata di questa entità. Come se non bastasse, gli è anche pervenuta una richiesta di Equitalia Giustizia per il contributo unificato della causa non versato in origine. Il cliente non ha mai avuto conoscenza di tutto ciò. Come può uscirne fuori?
F. G. Roma

RISPOSTA – La domanda del promotore finanziario consente di trattare l’argomento dei vecchi libretti bancari e postali, come anche di antichi titoli di Stato, obbligazioni, certificati di deposito ecc. Negli ultimi anni è stata fatta circolare una leggenda metropolitana secondo cui un vecchio libretto bancario o postale risalente a decine di anni addietro e con un saldo di importo molto esiguo darebbe diritto a riscuotere anche svariate centinaia di migliaia di euro! Logica vuole che ciò sia impossibile, ma purtroppo in tanti si sono lasciati allettare dalla possibilità di diventare ricchi avallata da alcuni avvocati spregiudicati e anche da presunte associazioni di consumatori.
E’ vero che la Cassazione, con la sentenza numero 788 del 2012, ha modificato un precedente parere sancendo che i termini decennali di prescrizione non decorrono dall’ultima operazione annotata sul libretto ma dal momento in cui si richiede il pagamento, ma ciò che spetta è solo la somma riportata sul libretto – quindi molto esigua . e non anche la rivalutazione monetaria come invece affermato da soggetti con pochi scrupoli come quelli sopra citati. Per i bond e i restanti titoli invece, la prescrizione è arrivata dieci anni dopo la scadenza, cinque per gli interessi, e non c’è niente da fare. Cosa agiree adesso? Occorre adoperarsi per limitare i danni. La prima cosa è inviare all’avvocato una raccomandata con cui gli si revoca il mandato e si chiede copia di tutta la documentazione in suo possesso, in modo da poterla analizzare e prepararsi per contestare la citazione, reputiamo con valide possibilità di successo. In relazione all’avviso di Equitalia Giustizia, invece, c’è ben poco da fare. Occorre attendere l’arrivo della cartella e pagare per poi rivalersi sull’avvocato che, una volta ricevuto il primo avviso di pagamento come previsto dalla legge, avrebbe dovuto avvisare il cliente. Ci si potrà, quindi, rivalere sull’avvocato per la sua negligenza, meglio ancora tramite la polizza di responsabilità professionale di cui deve essere obbligatoriamente munito.

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