Risparmio gestito – Aspettando l’eurobond…

FATTI
Mercoledì scorso il vice presidente della Banca Centrale Europea, Vitor Constancio, nel bollettino mensile ha sottolineato i rischi sulla sostenibilità delle finanze pubbliche e di un circolo vizioso tra conti pubblici e bilanci bancari evidenziando che nel 2011 solo due paesi non dovrebbero vedere un aumento del debito: Germania ed Italia. Il banchiere ha poi aperto la porta alla possibilità che il fondo salva stati da 440 miliardi (European Financial Stability
Facility) possa anch’esso – oltre alla BCE – intervenire acquistando titoli di stati in difficoltà. Constancio, che evidenzia pericolosità del circolo vizioso crisi del debito-bilanci bancari-crescita economica, ha espresso la preoccupazione per i rinnovi di obbligazioni delle banche europee stimati in circa 1’000 miliardi, alcune delle quali costretta a prendere liquidità presso l’istituto centrale.
Giovedì Mario Draghi, presidente del Financial Stability Board, in un’intervista al Financial Times, tracciando un parallelo con la crisi italiana degli anni 90 (ove l’Italia, in condizioni ben più disperate di oggi, arrivò ad esser costretta ad emettere 60 miliardi di dollari al mese), ha messo l’accento sulla solidità delle istituzioni europee e dell’Eurozona in complesso e sul fatto che la soluzione degli Eurobond non risolverebbe le cause di fondo della crisi che sono i problemi dei singoli stati e dei loro governanti, mentre metterebbe a rischio l’indipendenza dell’istituto violando il trattato europeo. Draghi poi dice che la BCE – che si è messa ad acquistare titoli, facendo di fatto non più “finanziamento” ma “politica” monetaria – dovrebbe focalizzarsi a risolvere il problema delle banche drogate: quelle in astinenza (ossia liquidità) dal crollo di Lehman Brothers. 
Il suo timore essendo che quando finisse la fornitura illimitata di liquidità dalla BCE e venissero reintrodotte le aste questi istituti asfittici farebbero salire artificiosamente i tassi destabilizzando il sistema. Draghi ha poi auspicato una maggiore integrazione dei bilanci dei governi essendo la destinazione ultima della crisi una decisione politica, che prima che si verifichi vedrà ancora probabilmente diversi shock.
Venerdì la legge di stabilità approvata dal Senato italiano ha ricevuto valutazione positiva da parte del commissario agli affari economici UE, Olli Rehn, il quale valuta positivamente i passi avanti dell’Italia fatti in questa direzione. Sempre Venerdì la Merkel e Sarkozy hanno annunciato nuovi sforzi per migliorare il coordinamento delle politiche economiche di Francia e Germania arrivando ad una nuova cooperazione fiscale. Entrambi hanno respinto ancora l’idea della creazione di Eurobond. La Merkel ha parlato della necessità della cooperazione politica a livello di Unione Europea, rincuorata anche dal recente sondaggio (Ard) che ha mostrato che il 60% dei tedeschi sono a favore dell’Euro come peraltro ha ribadito il presidente degli industriali tedeschi.

OPINIONE
Come vi apparirebbero gli Stati Uniti senza California? Il sogno americano senza la regione che lo rappresenta per antonomasia: le verdi colline di Napa Valley coi loro vini tutti buoni e tutti perfetti, gli scenari mozzafiato tra nebbie e cieli tersi di San Francisco, la quintessenza del capitalismo occidentale che ci somministra con dolce seduzione Hollywood, le bianche spiagge di surfisti e surfiste di San Diego. Se togliete questo cosa rimane del sogno americano? Del motivo per cui 340 milioni di persone si arrabattano dalla mattina alla sera tirandosi il collo per raggiungere il successo economico e trasferirsi a Beverly Hills (dove il clima è perfetto, sono tutti belli e ricchi? di felicità non parliamone ora..). Come sapete, anche il super eroe governatore Schwarzenegger non è riuscito a risollevare le economie di questo paradiso, la California, che di fatto se non venisse sostenuto dal governo centrale sarebbe già fallito diverse volte. Ora i cittadini americani parlano tutti (chi meglio e chi peggio) la stessa lingua, hanno di base un sistema di valori comune e sono pronte a lasciare casa, scuole dei figli, amici etc.. per trasferirsi dove si presentano le migliori possibilità lavorative.

Torniamo in Europa. Tutto un altro mondo. Continente da cui sono emigrati i fondatori (e prima conquistatori) di questo nuovo mondo americano, uomini diversi che in una terra straniera sono riusciti ad amalgamarsi fino a diventare un nuovo popolo con principi comuni e che però in patria sono rimasti irrimediabilmente tedeschi, italiani, irlandesi. Per chi pensa che nell’economia globalizzata – ma anche lentamente cultura e modus vivendi globalizzati – un singolo paese europeo (foss’anche la Germania) possa tenere testa al dirompente modello del gigante Cina e più in generale degli “ex” paesi emergenti (in quanto ora sono emersi!) che detteranno sempre più legge sul mercato globale, suggerisco di chiudere ora questa e-mail e avvisarmi che sto dicendo fesserie. E non parlo di sopravvivere, è chiaro che per una singola nazione sganciarsi dall’euro svalutare la sua nuova- vecchia divisa, azzerare il debito e mettersi a vivere come una parassita esportando al gigante globale di turno sia la strada alla fine, se non più facile, senz’altro dall’esito più prevedibile. Parlo di porre le premesse per ricreare, resuscitare quello spirito mediterraneo e mittel europeo che è stato al centro del mondo negli ultimi 2 millenni e mezzo. Come europei non riusciremo comunque a competere con la Cina e Stati Uniti (e India e Brasile etc..) ma costituiremo un terzo polo economico che potrà comunque dire la sua nel contesto globale (ai numeri di oggi l’Europa sarebbe ancora la più grande area economica mondiale).

E pensare che in Europa abbiamo “tutto”, vogliamo mettere il romanticismo di bersi un caffè (vero) degustando un babà nella brezza mattutina di Capri confronto alla CocaCola (peraltro ottima azienda..) bevuta sul Walk of Fame di L.A.? ..o della stessa CocaCola bevuta allo Shangri-la di Honk Kong con aria condizionata a 5 gradi (fuori la traspireremmo tutta prima di averla bevuta..).

Ebbene questa unione un prezzo da pagare ce l’ha ed è estremamente alto. Si chiama autonomia nazionale. Il problema non sono soltanto i governanti ma siamo noi cittadini. Forse non ci riusciremo ancora ma sono confidente che i nostri figli forse ce la faranno. Ieri ho chiesto alla figlia della vicina che ha 7 anni, nata in Svizzera, a quale nazione si sente di appartenere e lei mi ha detto: “mah sai i miei sono tedeschi e quindi mi sento anche tedesca oltre che a svizzera, poi mia madre ha anche un po’ di sangue indiano e quindi mi sento anche un po’ indiana, alla fine mi sento cittadina del mondo.”
A 7 anni senza pensarci.

E’ un dato di fatto che la Germania ora è il paese europeo più solido e con la più elevata credibilità – i tassi sui titoli di stato ne sono una prova inconfutabile – e, come ho gia scritto, neanche la Germania può permettersi di approvare piani “salva tutti” creando presupposti per operazioni finanziarie speculative (investo negli stati fallimentari ad alto rendimento perché tanto “mamma europa” pagherà). 
La proposta degli Eurobond è a mio avviso molto valida ma non puo prescindere da dure ma necessarie decisioni sulle “procedure di fallimento” che andranno implementate per quei paesi che hanno perso il controllo sulle loro finanze. Siamo concordi che occorra una convergenza politica, ebbene vogliamo convergere verso un modello forte o un modello debole? Il pragmatismo dell’atteggiamento europeo determinerà le chance di successo del processo di integrazione: e i passi vanno fatti da “entrambe” le parti.

MERCATI
Settimana scorsa i mercati azionari hanno continuato a performare bene (S&P 500 +1.28% e Eurostoxx 50 +2.05%) con USD in leggero raffoerzamento e rendimenti sui decennali stabili. A livello settoriale positivo il segnale di grande sovra performance dei finanziari (quasi 2%) che hanno almeno raddoppiato la performance di tutti gli altri settori. Al di là delle “euroincertezze” che regneranno ancora a lungo, mentre sul fronte obbligazionario cominciano le prime avvisaglie di crescita dei tassi – dopo gli aumenti europei anche in USA si anno primi segnali: mercoledì mentre in Germania l’asta dei titoli a 2 anni ha visto collocati solo 4.5 su 5 miliardi, in US l’asta dei decennali ha visto rendimenti sui treasures in salita di 28 bp  – i mercati azionari sono ben impostati e per l’anno venturo l’equity costituisce l’asset class con le migliori prospettive di rendimento. Sulle gestioni a ritorno assoluto abbiamo ridotto l’esposizione governativa aumentando i corporate ed ulteriormente incrementato l’azionario.

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