Risparmio gestito – Assegnate le pagelle di febbraio

Come ogni mese si è conclusa l’analisi su fondi comuni e SICAV che completa il sistema BLUERATING. A partire dai 12500 fondi appartenenti a quasi 200 categorie costruite sulla base delle politiche di investimento, e limitandone le valutazioni agli strumenti autorizzati in Italia e distribuibili alla clientela retail, sono stati analizzati 8700 strumenti. Di questi solo quelli con una serie storica significativa, almeno pari a un lasso temporale di 3 anni, e una distribuzione costante del valore delle quote, hanno ricevuto il nostro giudizio di valutazione.
Le corone (che come sempre vanno da un minimo di 1 a un massimo di 5) esprimono l’andamento del fondo all’interno della propria categoria di appartenenza, costituita dagli strumenti considerati ad esso comparabili poiché con obiettivi e caratteristiche di gestione similari. L’omogeneità delle categorie assume un’importanza fondamentale, è per questo che il processo di classificazione comprende non solo l’analisi delle politiche di investimento dichiarate dai gestori ma anche l’effettiva composizione dei portafogli e il confronto quantitativo con i benchmark definiti per le categorie stesse. A questo proposito, periodicamente, vengono misurate le relazioni tra l’andamento del valore dei fondi e quello dei benchmark di tutte le categorie per verificare con quale di questi ci sia più attinenza. Entrando nello specifico del calcolo del rating gli strumenti sono ordinati rispetto ad un parametro che tiene conto di rischio e rendimento degli ultimi 3 anni e per ognuno viene valutato il posizionamento all’interno della classifica. È un confronto relativo che non fa emergere necessariamente i fondi con performance positive e livelli di rischio contenuti ma quelli che si sono comportati meglio rispetto ai loro diretti competitor, i prodotti alternativi. I 590 fondi che a febbraio hanno ottenuto le 5 corone rappresentano il miglior 10% delle classifiche calcolate in tutte le categorie. Un giudizio assoluto avrebbe il significato di suggerire l’investimento verso determinati settori o aree geografiche, mentre questo tipo di valutazione è uno strumento per la scelta tra fondi con caratteristiche analoghe, che può essere utilizzato, insieme ad altri, dopo aver già definito l’asset allocation. Una volta decisa, ad esempio, la quota di patrimonio investito da attribuire al mercato azionario dei Paesi appartenenti al BRIC (come noto Brasile, Russia, India, Cina) o ad un’altra categoria, l’analisi dei risultati passati degli strumenti che vi investono si integra con il rating, che offre preziose indicazioni per guidare la scelta degli specifici strumenti.
Le elaborazioni sono tutte riferite ad un investitore italiano che opera in euro, le serie storiche sono quindi preventivamente convertite nella moneta comunitaria al fine rendere confrontabili tutti fondi a prescindere dalla valuta di denominazione. Analogamente, per considerare la diversa incidenza dell’imposizione fiscale tra fondi italiani ed esteri, è applicato un procedimento di normalizzazione.
I recenti provvedimenti legislativi, a meno di sorprese, renderanno un ricordo del passato questa distinzione; tra qualche mese, da luglio, il processo di armonizzazione citato riguarderà una finestra temporale in progressiva estinzione (sarà limitato ai rendimenti precedenti a tale data). Una piccola complicazione tecnica in più di cui siamo contenti per i positivi effetti di cui dovrebbe beneficiare l’industria italiana del risparmio gestito.

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