Pimco, un 2012 con il sole in fronte per gli obbligazionari

IN MARCIA CON GLI OBBLIGAZIONARI – Il 2012 ha sorriso soprattutto ai prodotti obbligazionari. Lo certifica Pimco, che tramite il country head per l’Italia Alessandro Gandolfi ha fatto il punto con il settimanale soldi&bluerating sui temi di questi mesi (vai qui per leggere l’intervista a Giovanni Papini, a.d. di Ubs Global Asset Management Italia sgr, e qui per leggere l’intervista a Marco Carreri, a.d. e d.g. di Anima sgr).

Gandolfi, come è andato il mondo dei fondi nel 2012? Ci sono gli ingredienti per una crescita nel 2013?
Risponderei prendendo in esame l’ultimo Morningstar asset flow report relativo ai prodotti distribuiti in Europa. In particolare, il report di ottobre 2012 ha evidenziato e confermato un trend positivo di investimenti che coinvolgono in particolar modo i fondi obbligazionari. Sicuramente, il trend ci riguarda in prima persona dato che Pimco continua a essere tra le società che beneficiano largamente della preferenza della clientela per prodotti legati al reddito fisso. Guardando al 2013, il tessuto macroeconomico presenterà nuove sfide per i gestori di fondi e potrebbero esserci gli ingredienti per allargare l’industria a patto che i gestori di investimenti riescano ad adattarsi al nuovo risiko dei mercati in modo efficiente. Intendo dire saper offrire soluzioni in grado di difendere quelli che consideriamo i nuovi pilastri del risparmio gestito per gli investitori: preservazione del capitale, diversificazione e reddito.

Quali sono i problemi che il settore dovrà affrontare e risolvere il prossimo anno?
Sicuramente porrei l’accento sull’introduzione di nuove regolamentazioni europee come la Mifid 4, che dovrebbe agevolare la vendita di fondi comuni tra Paesi diversi in Europa. Un problema urgente è la possibilità di investire in categorie come il debito dei Paesi emergenti anche nelle gestioni dei fondi pensione: la nuova normativa, che sostituisce l’ormai antiquato dm 703 del 1996, dovrebbe finalmente vedere la luce nel 2013.

Cosa c’è da fare ancora a livello normativo?
Le riforme devono essere intelligenti e coordinate, non protettive o motivate da ragioni politiche. Devono distinguere tra i vari tipi di intermediari finanziari. E devono anche spronare la crescita promuovendo la capacità dei mercati di scoprire prezzi, fornire liquidità e allocare il rischio in modo efficiente.

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