Bnp Paribas IP, le politiche delle banche centrali tornano in primo piano

POLITICHE DI GOVERNI E BANCHE CENTRALI IN PRIMO PIANO  – Gli eventi di questa settimana hanno riportato in primo piano le politiche di governi e banche centrali, spiega Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas Investment Partners: il presidente designato della Federal Reserve – Janet Yellen – ha tenuto un’audizione davanti al Senate Banking Committee; un membro del Comitato esecutivo della BCE ha menzionato gli strumenti a disposizione delle banche centrali diversi dai tassi d’interesse;  la Bank of England ha posticipato l’ inasprimento dei tassi; il governo cinese ha annunciato un’ampia serie di riforme. Queste notizie hanno consentito ai mercati di continuare a beneficiare di un clima favorevole. Gli indici azionari USA hanno registrato nuovi record al rialzo e i listini europei sono saliti ai massimi da oltre cinque anni, mentre i rendimenti obbligazionari di USA e Germania hanno segnato solo lievi variazioni.

RIFORME IN CINA – Il primo comunicato diffuso dopo il terzo plenum del Partito Comunista non aveva impressionato i mercati, che invece hanno accolto con favore l’annuncio di un ampio programma di riforme. Ecco alcuni dei punti più importanti dell’agenda del governo:
•    le autorità intendono sviluppare una struttura di proprietà mista per le imprese di proprietà statale, consentendo una maggiore partecipazione dei privati. I dividendi pagati dalle imprese statali dovrebbero crescere del 30% entro il 2020;
•    il problema dell’indebitamento degli enti locali dovrebbe essere affrontato concedendo ai funzionari più opportunità di migliorare le proprie retribuzioni, ad esempio collegando la valutazione delle prestazioni dei funzionari al livello del debito e riducendo il coinvolgimento degli enti nella produzione manifatturiera;
•    la politica del figlio unico sarà ammorbidita concedendo alle famiglie in cui un genitore è figlio unico di avere due figli;
•    il sistema di registrazione del nucleo familiare (Hukou) sarà reso meno rigido nelle città di piccola e media dimensione. I diritti di proprietà dei contadini saranno più tutelati e vi sarà maggiore liberta nella vendita dei suoli.
•    infine, i passi avanti verso la convertibilità dello yen, un allentamento dei controlli sui tassi d’interesse e la prospettiva per le società di quotare liberamente le proprie azioni potrebbero avere gli effetti più rilevanti sui mercati dei capitali.
Queste riforme dovrebbero consentire al governo di Pechino di mantenere un elevato tasso di crescita. I mercati hanno festeggiato: Shanghai e Hong Kong hanno fatto un balzo in avanti di oltre il 5% in pochi giorni. Nel complesso, questo pacchetto di misure dovrebbe favorire l’economia cinese e i mercati azionari sia livello locale che negli altri paesi emergenti.
Questa buona notizia si somma alle indicazioni fornite dagli ultimi dati, che hanno confermato l’infondatezza dei timori di una brusca frenata dell’economia.

USA: POCO PROBABILE UN TAGLIO AL QE NEL MESE DI DICEMBRE – Le dichiarazioni di Janet Yellen davanti alla commissione del Senato hanno reso poco probabile un ridimensionamento degli acquisti della Federal Reserve in dicembre. Il presidente in pectore, infatti, ha dichiarato che la disoccupazione è ancora troppo elevata e l’inflazione si attesta su un livello inferiore all’obiettivo del 2% della Federal Reserve. Sempre secondo la Yellen, al momento il QE3 non rappresenta alcun rischio per la stabilità finanziaria, affermazione che sminuisce i timori di bolle speculative esternati da vari funzionari al vertice della banca centrale.  Anche il presidente uscente, Bernanke, si è espresso in termini accomodanti, indicando che il tasso sui federal fund, potrebbe rimanere basso per lungo tempo anche dopo la fine del QE3 e persino dopo che la disoccupazione sarà scesa al di sotto della soglia del 6,5% fissata dalla Federal Reserve. Il messaggio per i mercati pare il seguente: la riduzione del QE3 sarà decisa dalla Yellen, che entrerà in carica all’inizio dell’anno prossimo.  Naturalmente, un deciso miglioramento dei dati economici potrebbe indurre la Federal Reserve a intervenire prima, ma le ultime cifre non paiono suggerire tale eventualità. La massiccia ricostituzione delle scorte di magazzino registrata nel terzo trimestre potrebbe provocare un rallentamento della produzione in prospettiva. Inoltre, il deficit commerciale si è ampliato a causa di un lieve rallentamento delle esportazioni e di un aumento delle importazioni. Preso separatamente, questo dato rischia di determinare una correzione al ribasso della crescita nel terzo trimestre, mentre il debole aumento del costo del lavoro potrebbe rafforzare la convinzione della Federal Reserve, ossia della necessità di sostenere ancora l’economia.

ZONA EURO: CRESCITA MODESTA – Nel terzo trimestre, l’economia dell’area dell’euro è cresciuta dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre ha accusato una flessione del -0,4% su base annua. Il rallentamento della crescita in Germania era atteso dagli analisti, mentre preoccupa la persistente debolezza dell’economia francese. La crescita nei Paesi Bassi non è stata sufficiente a bloccare l’aumento della disoccupazione, ma la contrazione dell’economia italiana è stata la più contenuta dal secondo trimestre del 2011.  La bilancia commerciale dell’area dell’euro è migliorata, continuando a seguire la tendenza degli ultimi due anni malgrado la relativa forza della moneta unica. Detto questo, però, i tassi di incremento annui delle importazioni e delle esportazioni sono ancora modesti, proprio come la crescita del PIL. Alla luce della crescita moderata e dell’inflazione bassa, la BCE potrebbe dover ricorrere a nuove misure. Peter Praet, il belga che ricopre la carica di capo economista della BCE, ha dichiarato che la banca centrale sta valutando l’eventualità di tagliare ancora il tasso di rifinanziamento pronti contro termine e di ridurre il tasso sui depositi marginali, portandolo in territorio negativo. L’alto funzionario ha accennato anche alla possibilità di effettuare degli acquisti di attivi. Probabilmente queste dichiarazioni erano destinate a dissipare i timori dei mercati sulla portata limitata degli strumenti a disposizione della BCE per contrastare la deflazione.

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