Il 28 ottobre 2008 Porsche con un semplice comunicato stampa mandò all’aria decine di fondi hedge, provocando la maggior perdita della storia (in un solo giorno) per l’industria alternativa e allo stesso tempo è diventata la più grande azienda automobilistica del mondo. Niente male.
Dopo che l’operazione di acquisto del pacchetto mancante per il controllo di VW venne spiegata al mercato nella sua complesssità e alchimia (fino al 26 ottobre Porsche si era dichiarata pronta a salire al 50% di VW e non al 75% come poi fece tramite l’uso di opzioni), molti si chiesero se un’operazione di questo tipo (tutta finanziaria e all’oscuro del mercato) fosse corretta e se rispettava le norme di trasparenza sulle partecipazione azionarie delle società quotate.
(Nel grafico a sinistra il movimento dei titoli Volkswagen dopo l’annuncio di Porsche salita al 75% della società tramite opzioni. Con questa operazione Porsche di fatto prosciugò il flottante delle azioni ordinarie di VW su cui gli hedge erano corti facendo scattare ricoperture a raffica che fecero schizzare il titolo VW a 1.000 euro per azione con conseguente disastro per i ribassisti)
Ora il Ceo di Porsche, Holger Harter (sotto), non sembra più tanto tranquillo della bontà dell’operazione e lo scorso 31 gennaio, all’ultimaassembleaa della società che produce la Porsche 911, ha fatto capire agli azionisti che l’operazione di acquisto di titoli VW tramite il ricorso di opzioni non è inattaccabile e potrebbe finire in tribunale.
I fondi hedge a questopunto avrebbero materiale sufficiente per far partire una causa civile e penale contro la compagnia tedesca che potrebbe vedersi costretta a risarcire i fondi per milioni se non miliardi (la leggenda narra che gli hedge in quel giorno persero 100 miliardi di euro).
A fare pressioni su Porsche ci si è messa (finalmente) anche la Bafin (la Consob tedesca) che ha dovuto aspettare il suicidio di [p]Adolf Merckle[/p] (ricchissimo industriale tedesco, suicidatosi lo scorso gennaio per le perdite registrate in Borsa, in particolare su Porsche) prima di dare il via alle indagini su cosa è successo realmente quel 28 ottobre del 2008.
Ora che l’operazione puzzasse di bruciato era chiaro a tutti, soprattutto a coloro che negli ultimi tempi hanno dato un’occhiata ai risultati della causa automobilistica attiva nel lusso. Nel 2008 Porsche infatti ha generato 1 miliardo di euro di ricavi dalla tradizionale vendita di auto di lusso (il suo core business) e 6,8 miliardi dalle operazione condotte sulle opzioni VW. Con questi numeri subito la stampa internazionale e il FT hanno ridenominando Porsche il più grande fondo hedge d’Europa.
Ora con la crisi che mette in ginocchio i produttori di auto, l’attività core di Porsche ha subito una brusca frenata negli ultimi mesi e a marzo scade proprio un prestito ponte sottoscritto con le banche tedesche per 10 miliardi di euro. A Porsche invece rimangono in cassa solo 7 miliardi, soldi che potrebbero non bastare per garantirsi di nuovo la fiducia delle banche.
Porsche a questo punto potrebbe tornare a fare quello che meglio le riesce: speculare in Borsa cercando di ottenere quei successi che i’ colleghi’ hedge fund non sono riusciti a raggiungere negli ultimi 18 mesi.