Crisi, è finita ma siate cauti

Il Fondo Monetario Internazionale nel suo World Economic Outlook, confermando le anticipazioni di inizio mese, stima che il Pil italiano dovrebbe tornare positivo nel 2010 con una crescita dello 0,2%, dopo un calo del 5,1% nel 2009, raggiungendo la soglia dei livelli medi europei.

La stima del rapporto riguardo la disoccupazione rivela che il tasso dovrebbe raggiungere una quota al di sotto delle medie Ue, passando dal 9,1% del 2009 a quota 10,5% nel 2010.
Per quanto riguarda invece l’inflazione la quota resta moderata, con una crescita dello 0,7% quest’anno e dello 0,9 nel 2010 a fronte dello 0,8% di Eurolandia per il prossimo anno.

Lo studio, che effettua ricerche sul mercato globale, ha individuato la piazza asiatica come motrice trainante dell’economia mondiale per il prossimo anno, con Cina e India in testa. Anche il Giappone, dopo il calo del prodotto interno lordo di quest’anno, per il 2010 dovrebbe recuperare dell’1,7%.
Lenta invece la ripresa della Russia, che si assesta nella media delle economie avanzate con la chiusura del 2009 in negativo, per poi riprendere di poco più che un punto percentuale l’anno prossimo. Per il 2010 saranno invece le economie emergenti a riportare una crescita di 5 punti percentuale, continuando la salita intrapresa quest’anno.

Secondo il Fondo comunque il periodo peggiore è passato, nonostante sia meglio mantenersi prudenti e non contare troppo sulla ripresa che resterà debole. A risentire della crisi sarà ancora il mercato del lavoro, che vedrà una crescita lenta dei salari o forse anche un’ulteriore riduzione, in un mercato che per qualche tempo rimarrà incapace di creare occupazione. Il tasso di disoccupazione infatti è destinato a crescere nel corso del 2010 in tutte le economie avanzate, e risolvere questo problema rimane la sfida maggiore da affrontare

Il presidente del  Consiglio Silvio Berlusconi ha affermato che l’Italia “possiede le condizioni per riprendere il cammino della crescita. Sosterremo le imprese e nessuno sarà lasciato indietro”, assicura.
Il governo cerca di risollevare la fiducia del consumatore, ma con i salari bassi e il fantasma della disoccupazione in crescita il consumo potrebbe mantenersi su questi standard per tutto il prossimo anno, nonostante la ripresa delle esportazioni. 

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