L’Oracolo – Lavoro di nome, volontariato di fatto

Una storia di un mio amico, da me romanzata nella cornice (ma non nei dialoghi e nei fatti), ma dal sapore di “morale”:
Qualche giorno fa mi recavo a un colloquio presso un’agenzia di moda, arte e design. Evidentemente il mio cv, di ragazzo laureato in economia con esperienza lavorativa in essere presso l’ufficio marketing di una banca, naturalmente con contratto a progetto e stipendio da 800 euro netti mensili, ha attratto l’interesse di qualcuno. Mi presento e il presidente della società inizia a parlarmi dell’impegno “etico” dell’azienda che rappresenta “Siamo contro lo sfruttamento tipico delle grandi multinazionali; vogliamo proporre una forma di moda e di consumo “intelligente” che valorizzi il rispetto delle persone e dell’ambiente che ci circonda. Siamo attivi nella progettazione e nella produzione di materiali socialmente sostenibili, e vogliamo che il consumatore percepisca questa differenza. A tal proposito vogliamo sviluppare una Fondazione per la valorizzazione della moda “etica” ed il colloquio di oggi riguarda proprio una posizione all’interno di questa”.

Sorpreso piacevolmente da questa nobiltà d’animo confermo il mio interesse, per poi porre una logica domanda “Quanto sarebbe il compenso?” e lui “Si tratterebbe di uno stage di 3 mesi gratuito”. Ma come? Il discorso dello sfruttamento delle risorse? I nobili principi di un’impresa “diversa”? Gratuito che vuol dire? Che ti devo pure ringraziare se non ti devo pagare per lavorare? Lo lascio parlare ancora per un po’ per poi salutarlo cordialmente. Una porta aperta che si chiude con un colpo di vento. Rimane però in me un enorme dubbio: da quanto il volontariato risponde alla parola di “stage”?

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: