Stretti tra la Cina e la primavera

di Michele D’Antoni

…sono abbastanza concordi. Aspettiamo ancora un po’ prima di far nascere i timori. Il mercato azionario è cresciuto molto negli ultimi mesi fino al massimo di gennaio. È normale che ogni tanto rifiati. In fondo lo ha fatto nel luglio scorso, poi ancora in ottobre. Ma è sempre ripartito per fare nuovi massimi. Certo, l’ottimismo con cui si è aperto il 2010, forte di un bel torello di fine anno, si è un po’ annacquato. Colpa della Cina, accusata di crescere troppo. Un paradosso? Mica tanto. Se il paese che può diventare una potenza decisiva in campo economico (in parte lo è già) registra una crescita del 10 per cento all’anno, ma soprattutto questa crescita è senza regole (o quasi), il pericolo di una nuova bolla è lì dietro l’angolo. Non è detto che debba crearsi e scoppiare per forza. Però in questo periodo i mercati non possono permettersi il lusso di certi rischi. Le ferite della bolla speculativa americana che ha investito tutto il mondo con conseguenze pesantissime, sono ancora aperte. Meglio non buttarci sopra del sale, ma meglio ancora, evitare che si aprano nuove lacerazioni. Ma la colpa della tremarella di questi giorni è anche un po’ di Barack Obama. Il presidente degli Stati Uniti, proprio in chiave anti-bolla, sembra avere intenzione di smontare gli istituti di credito americani dividendo le attività della banca d’affari da quelle della banca commerciale. Niente di nuovo sotto il sole. Proprio all’indomani della grave crisi del 1929 il mondo si mosse più o meno nella stessa direzione, compresa l’Italia con la legge del 1936 poi mandata in soffitta dal Governo nel 1993. Il segnale che manda Obama è molto forte, almeno a livello mediatico: difficile che il presidente degli Stati Uniti riesca davvero dividere in due le grandi banche americane (forse lo pensa ma realizzarlo sarà un’impresa più dura della riforma sanitaria) ma sicuramente l’impatto con i mercati è stato forte, il “warning” di primo livello. Si è trattato di un messaggio del tipo: “Attenti d’ora in poi sono vietate le scorribande, ci vogliono assolutamente più regole”. E i mercati si sa non sono i massimi sostenitori di regole ferree. Così la reazione è stata quella che è stata.
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