Un Paese normale?

…di tutta la crescita che si era avuta nei dieci anni precedenti. Il reddito reale delle famiglie si è ridotto del 3,4%, i loro consumi del 2,5%. Le esportazioni sono cadute del 22%. L’incertezza dilagante e il deteriorarsi delle prospettive della domanda hanno indotto le imprese a ridurre gli investimenti, scesi del 16%. L’incidenza della Cassa integrazione guadagni sulle ore lavorate nell’industria è salita al 12% alla fine del 2009. L’occupazione è diminuita dell’1,4%; il numero di ore lavorate del 3,7%. I fallimenti d’impresa sono stati 9.400 nel 2009, un quarto in più rispetto all’anno precedente. Stanno soffrendo soprattutto le imprese più piccole, spesso dipendenti da rapporti di subfornitura.
L’esplodere della crisi greca potrebbe cambiare il quadro di riferimento. Alcuni governi europei hanno preso misure dirette al rientro del disavanzo. Il Governo italiano ha ribadito l’obiettivo di ridurre il deficit al di sotto della soglia del 3% del PIL nel 2012; ha confermato l’impegno al raggiungimento del pareggio di bilancio su un orizzonte temporale più esteso; ha anticipato la definizione delle misure correttive per il biennio 2011-12. Secondo le valutazioni ufficiali, gli interventi recentemente approvati dal Consiglio dei Ministri determinano una riduzione del disavanzo tendenziale pari a 24,9 miliardi nel 2012; riguardano le principali voci di spesa, si concentrano sui costi di funzionamento delle amministrazioni. La manovra mira a portare la crescita della spesa primaria corrente al di sotto dell’1% annuo nel biennio 2011-12, determinando una riduzione della sua incidenza sul PIL di oltre due punti. Negli ultimi dieci anni la spesa è cresciuta in media del 4,6% l’anno, aumentando di quasi 6 punti in rapporto al PIL. Quindi è necessario un attento scrutinio degli effetti della manovra per garantire il conseguimento degli obiettivi. Il rapporto tra debito pubblico e PIL era diminuito di 18 punti percentuali tra il 1994 e il 2007. In questo biennio di recessione è aumentato di 12 punti, al 115,8 per cento. Nelle nuove condizioni di mercato era inevitabile agire, anche se le restrizioni di bilancio incidono sulle prospettive di ripresa a breve dell’economia italiana.
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