Tempo di decisoni importanti per la Fed

La settimana scorsa, a prima vista, sembra aver mostrato un aumento della propensione al rischio da parte degli investitori: ne sono dimostrazione i progressi avuti su pressoché tutti i maggiori listini azionari mondiali. In questo scenario, è normale attendersi che a farne le spese siano gli investimenti così detti ‘safe heaven’ come dollaro ed oro. Il punto ora è capire se tale movimento sia stato determinato unicamente dalla price action del momento o se siamo di fronte ad un cambiamento ‘fondamentale’ o di medio periodo del trend. Il movimento, se osserviamo le ultime 4-6 settimane, parrebbe più essere di  consolidamento che di inversione.

Certamente la decisione del FOMC attesa per mercoledì prossimo potrà aiutare a fare chiarezza sui mercati. Sono ormai settimane che il Presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, sta preparando i mercati ad una continuazione della politica monetaria espansiva messa in atto finora: già nel corso della riunione della FED di agosto, infatti, si era più che ipotizzato una permanenza di tassi particolarmente bassi fino alle metà del 2013.

A questo punto, però, non interessa tanto fino a quando tali tassi permarranno ai livelli attuali quanto se la banca centrale americana si attiverà per dare ulteriore slancio all’economia statunitense. Le vendite al dettaglio e la creazione di nuovi posti di lavoro nel mese di agosto hanno mostrato un quadro dello stato dell’economia degli Stati Uniti che richiede degli interventi importanti. Ma quali potrebbero essere tali interventi? Innanzitutto la promessa di non ridurre il proprio portafoglio di attività fino al 2013, oppure l’acquisto di Treasury a lungo termine finanziandosi con la vendita di quelli a breve passando per una riduzione dei tassi di interesse sulle riserve fino ad arrivare all’annuncio di ulteriori acquisti di attività.L’unico neo comune di queste ipotesi è che il mercato si aspetta decisioni di questo genere e, quindi, l’effetto sortito sul mercato potrebbe essere limitato una volta confermate.

Sullo sfondo permangono sempre le preoccupazioni per lo stato dell’economia di eurolandia: il movimento dell’euro della scorsa settimana non può certamente rappresentare un motivo per pensare che il quadro economico della zona sia in miglioramento. Possiamo definire il recente rally della moneta unica come un ritracciamento, nulla di più. Le misure che i vari Paesi dell’economia europea stanno prendendo sono misure che tendono più a limitare la crescita del debito nel medio-lungo periodo piuttosto che ad un abbattimento sostanziale di quello attuale. E le prese di posizione di Francia e Germania sul caso Grecia non portano certo acqua al mulino di eurolandia.
 
In questo contesto, abbiamo visto EurUsd rimbalzare dai minino segnato in area 1.3500 fino ad un massimo di 1.3930, livello dal quale abbiamo poi assistito ad una discesa fino ai valori attuali in area 1.3665. Cosa possiamo aspettarci per questa settimana? Un’ipotesi rialzista sarebbe plausibile solo dopo un ritorno stabile sopra 1.3750: a quel punto, una rottura di 1.3830 potrebbe consentire al cambio di tentare la scalata fino ad 1.4000. Nello scenario contrario, invece, la discesa potrebbe protrarsi fino ad 1.3500.
UsdJpy non mostra particolari spunti e continua a fluttuare in un canale laterale con estremi 76.30 e 77.85. Anche le media mobili esponenziali a 21 e 100 periodi confermano tale fase di lateralità appiattendosi in concomitanza di area 77.00.

Con UsdJpy sostanzialmente stabile, è chiaro che EurJpy si comporti in maniera più simile a EurUsd. Anche in questo caso, dopo un inizio di settimana favorevole all’euro, abbiamo assistito ad una successivo rafforzamento dello yen. La fase di forza dell’euro potrebbe ricominciare sopra 107.00 mentre il supporto più vicino è posto a 104. La sterlina contro dollaro continua nella fase di discesa e stamattina testa dei nuovi minimi poco sotto 1.5700. La continuazione del trend in atto ha come primo livello di supporto area 1.5350.

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